Unità/Bologna: Il partito si schiera compatto con Garagnani e contro Daniela Turci Lei non si scompone: «Si rassegnino, non hanno niente in mano»
Vale la pena ricordare che le frasi della Turci sotto accusa («Speriamo che il ministro capisca quali sono le necessità della nostra scuola») non sono state espresse davanti agli alunni ma sui giornali
Sono d’accordo con quello che ha detto ieri il ministro Gelmini: in classe non si fa politica. E io non la faccio. Dunque Garagnani si rassegni: non ha niente in mano». La preside (e responsabile scuola del Pd bolognese) Daniela Turci non si scompone, dopo il placet del ministro in persona alle parole di censura che le sono arrivate - su sollecitazione del deputato Pdl Fabio Garagnani - dall’Ufficio scolastico regionale («È disdicevole che un preside critichi il ministro, che è il suo datore di lavoro»). Parole da cui è nato uno durissimo scontro politico, visto che Comune e Regione insieme a tutti i livelli del Pd si schierano in difesa della libertà di espressione della dirigente. Il capo dell’Usr Marcello Limina da parte sua ha sì «concordato» con Garagnani, ma non ha poi preso nessun provvedimento contro la dirigente dell’8° circolo. «Ho sentito il dottor Limina anche oggi (ieri, ndr) - spiega Turci - sa benissimo che non faccio politica a scuola, che a mio carico non c’è una sola denuncia, una sola lamentala o provvedimento disciplinare. E in ogni caso come consigliera comunale posso esprimere la mia opinione in piena libertà». Il Pdl però non molla la presa: ieri Garagnani, spalleggiato dai consiglieri comunali Lorenzo Tomassini e Galeazzo Bignami, ha annunciato addirittura la presentazione in Parlamento di una risoluzione per cambiare la legge attuale e impedire che un dipendente pubblico possa avere «un ruolo politico nello stesso settore». Una misura ritagliata ad hoc sulla Turci. Ancora prima però, il Pdl spiega che se Turci non si metterà ‘spontaneamente in aspettativa, «chiederemo alla Gelmini di farla trasferire a un incarico amministrativo, lontano dalla comunità scolastica, dove non possa fare danni». Vale la pena a questo punto ricordare che le frasi della Turci sotto accusa («Speriamo che il ministro capisca quali sono le necessità della nostra scuola») non sono state espresse davanti agli alunni ma sui giornali. Ed è qui evidentemente il punto. Che fare però con i tantissimi presidi, che in questi giorni raccontano di classi troppo numerose, oltre le soglie di sicurezza, per la mancanza di docenti necessari a sdoppiarle? O dei pomeriggi di tempo pieno che salteranno, sempre ‘grazie ai tagli decisi dalla Gelmini (ieri lo hanno confermato nell’incontro con l’assessore comunale Simona Lembi)? Con loro non si può giocare la carta dell’appartenenza politica, non a caso il deputato Pdl Giancarlo Mazzucca invoca un più generale princìpio di «rispetto della gerarchia». Per non correre rischi intanto Garagnani riattiva il suo telefono spia - la sede di Forza Italia raccoglierà segnalazioni di prof e presidi anti Gelmini - e si dice certo che presto dall’Usr arriverà una «linea di condotta» a cui tutti i dirigenti dovranno attenersi. E le lamentele dei genitori per i tagli? Bignami le liquida con un’alzata di spalle, «quelle arrivano tutti gli anni». Garagnani è ancora più drastico. I presidi «dovrebbero fare come i militari e dire, ‘sono uso a obbedir tacendo», insomma «possono spiegare che il tempo pieno non c’è più ma non possono dire che dipende dalla Gelmini». E comunque «tagliare bisogna, del resto qui ci sono servizi di livello più alto che nel resto d’Italia, c’è il problema di armonizzarli». Come dire che se qui le famiglie possono disporre di una scuola pubblica di qualità e in Calabria no, per Garagnani è l’Emilia a doversi adeguare al ribasso. «Sia Gelmini che Garagnani vogliono zittire ogni critica legittima - ribatte il sindaco Flavio Delbono - invece di spendere più energie per per tutelare il bilancio della scuola». acomaschi@unita.it