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Unità/Bologna: Genitori e insegnanti pronti a scendere in piazza per difendere il tempo pieno

Genitori e insegnanti reagiscono così alla decisione dell'Ufficio scolastico provinciale - trapelata in questi giorni - di ridurre, a partire dall'anno prossimo, il tempo pieno nelle prime classi elementari della provincia da 40 a 30 ore settimanali

01/03/2007
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l'Unità

Genitori e insegnanti pronti a scendere in piazza per difendere il tempo pieno BOLOGNA «Siamo pronti a scendere in piazza». Genitori e insegnanti della scuola elementare Zamboni reagiscono così alla decisione dell'Ufficio scolastico provinciale - trapelata in questi giorni - di ridurre, a partire dall'anno prossimo, il tempo pieno nelle prime classi elementari della provincia da 40 a 30 ore settimanali. Un provvedimento già reso noto ai presidi di Bologna, ma che questi avrebbero dovuto tenere nascosto per non allarmare anzitempo i genitori. La decisione dell'Ufficio scolastico potrebbe rivoluzionare non solo i programmi d'insegnamento, ma anche gli organici delle scuole, destinati a essere ridisegnati secondo il nuovo corso di austerità. La riduzione di dieci ore a settimana, inoltre, farebbe saltare le 4 ore di compresenza attualmente previste, finora destinate a gite e laboratori. Dubbi e timori di genitori e insegnanti, assieme alla volontà di mobilitarsi coinvolgendo tutte le scuole del territorio, sono emersi ieri nel corso di un'assemblea. «È a rischio la qualità della scuola pubblica - spiega Marzia Mascagni del coordinamento in difesa del tempo pieno e prolungato, nato ai tempi della riforma Moratti. Se poi per coprire quel buco di dieci ore, si ricorrerà ad un turnover di insegnanti, lo spezzatino di orari che ne verrà fuori metterà in crisi il tempo pieno non solo nelle prime, ma anche nelle classi successive: il caos». Preoccupa non solo la questione degli orari, quanto la qualità dell'intero servizio. Il tempo pieno infatti, non agevola solo i genitori che lavorano tutto il girono, ma anche una didattica più qualificata, consentendo di svolgere attività complesse che richiedono maggiore continuità. «Non è un problema di numeri - dice un'insegnante -. La scuola non è un parcheggio e non abbiamo bisogno di amministratori che facciano tornare i conti». Ma a rischio sono anche le nuove assunzioni. «Per gli assunti a tempo indeterminato non cambia niente - spiega Mirco Pieralisi del X circolo -. Ma, vista la quantità di precari, non è difficile prevedere che, con la nuova norma, molti di loro non sarebbero confermati». E la crisi del tempo pieno, spiega un'altra insegnante, va avanti ormai da tempo: «Già negli anni passati i dirigenti chiedevano classi da 30 ore, sapendo di non poter ottenere di più». E in scuole come l'Ercolani, l'orario prolungato, che prima era previsto, ora non c'è più.

Pierpaolo Velonà


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