Unità/Bologna: Cosa devo dire, che tutto va bene?
Intervista a Daniela Amigoni, preside
Chiara Affronte
Se un giornalista mi chiama e mi chiede se i tagli avranno delle conseguenze sulla mia scuola, cosa devo fare, dire di no anche se la realtà è opposta? ». Questa la domanda retorica che si pone le dirigente dell’istituto comprensivo 11 Daniela Amigoni, nel commentare la circolare «bavaglio » del dirigente dell’Ufficio scolastico regionale Marcello Limina.
Preside, lei fa parte del coordinamento unitario dei dirigenti . Cosa pensa di questa circolare? «Non l’ho ancora letta, se non da stralci di giornale, però il tono non mi è nuovo, so di cosa si parla, visto che da parte dell’Usr ogni occasione è buona per farci appello a non parlare con la stampa. Ma io credo che criticare il Ministero per quello che fa non sia un’offesa: se non ritengo giusto un provvedimento sento di dovere e potere sostenere la mia opinione. Poi, ovviamente, come pubblico ufficiale, faccio il mio lavoro e applico le leggi».
Mi faccia un esempio di provvedimenti da cui Dissente con il Ministero. «Ne ho parlato anche con voi, nei mesi scorsi. Quando è emersa la questione del tetto del 30% per gli stranieri, ad esempio. Oppure, mi sento di dirle che anche oggi (ieri per chi legge, ndr.) che il Ministero sostiene di voler spostare l’inizio della scuola al primo di ottobre per dare impulso al turismo, mi viene subito da dire che non sono d’accordo. Tra l’altro mi pare pur un battuta infelice: in tempi di vacche magre lasciare tutto settembre i ragazzi a casa non credo che significhi automaticamente per le famiglie decidere di partire per le vacanze, o no? Non si possono togliere 15 giorni così di un colpo. Pensi che la mia scuola resta aperta anche giugno e luglio per corsi estivi, proprio per non lasciare soli i ragazzi...Detto ciò, se il Ministero deciderà così, ovviamente aprirò la scuola il primo ottobre ». Dalla circolare emerge una figura del dirigente scolastico un po’ sceriffo, nei confronti dei docenti, colpevoli talvolta di distribuire alle famiglie materiale informativo“ contro”la pubblica amministrazione. «Le famiglie che si interessano sanno già bene cosa sta succedendo alla scuola, senza che gli insegnanti glielo comunichino. E sono molto preoccupate: quindi agiscono e dicono la loro opinione. La stessa cosa vale per gli insegnanti che hanno studiato molto, si sono specializzati e si ritrovano in una scuola che non gli appartiene. Figuriamoci se io posso impedire loro di fare certe esternazioni. Non è nei miei compiti ».
Lei non smetterà di parlare con la stampa? «Se un giornalista mi chiama e mi chiede cosa succede alla mia scuola coi tagli, è corretto che io lo dica. Se sono stati tagliati drasticamente i collaboratori scolastici, io non posso non denunciare che in questo modo incorreremo in gravi problemi di sicurezza, ci metteremo nei guai seri. Dico la verità. Altra cosa sono le strumentalizzazioni: è evidente che chi fa montature si comporta in modo scorretto. Ma non mi pare che sia mai successo. Io continuerò a dire quello che penso».