Unità/Bologna:«Bidelli a rotazione per aprire i portoni E i disabili saranno meno seguiti»
Meno bidelli e nessuno ad aprire le scuole. Troppi alunni per classe e troppi pochi insegnanti per riuscire a stare dietro a chi più ne avrebbe bisogno, dunque. E i docenti saranno così pochi che a rischio vi è l’insegnamento della matematica o dell’italiano
di A.L.
Meno bidelli e nessuno ad aprire le scuole. Da settembre, la fotografia della scuola emiliano-romagnola sarà ben poco nitida. I più colpiti saranno gli istituti di montagna, come Gaggio Montano (che ha 13 plessi), Marano o Monghidoro. In quelle scuole lavora spesso un solo bidello, che ha il compito di aprire e chiudere i portoni, nonché vigilare e assistere alunni e docenti. Quando ad esempio un bambino deve andare in bagno e la maestra è sola in classe, spetta a lui accompagnarlo, quando un insegnante ha bisogno di un gessetto per la lavagna, tocca al bidello consegnarlo.
IL BIDELLO «A TURNO» «Se i bidelli saranno tagliati, chi rimane dovrà fare le corse per aprire tutti i plessi delle scuole la mattina e chiuderle nel pomeriggio - dice Anna Cicognani, Cisl Scuola – e comunque non sarebbero presidiate, con evidenti problemi di sicurezza». Si potrebbe insomma arrivare al «bidello a turno»: prima in una scuola, poi in un’altra, ma solo per aprire e chiudere portoni, e così tutta la giornata. In questo caso, però, nessuno vigilerebbe sugli studenti. Certo, ci sono gli insegnanti, ma riuscire a controllare tutto quando in classe si hanno più di 25 alunni è facoltà da super-eroe. All’appello mancheranno anche molti assistenti tecnici, quelli che seguono i laboratori di informatica o di lingue. «Alcuni laboratori non apriranno – spiega Paolo Tomasi, Cgil Scuola – altri non saranno seguiti e se ci saranno problemi tecnici nessuno ci metterà le mani». Anche il taglio dei docenti avrà conseguenze didattiche e organizzative drammatiche. Per prima cosa, salteranno le compresenze alle elementari (4 ore alla settimana), perdendo così lo spirito originario del tempo pieno, che si trasformerà in scuola di mattina e dopo-scuola il pomeriggio. Le compresenze serviranno a coprire ore di lezione: una maestra dovrà quindi fare 4 ore in un’altra classe, trasformando l’orario scolastico in uno spezzatino che, di gustoso, non ha nulla. E i bambini si ritroveranno con 4-5 docenti con cui fare i conti, un bello schiaffo al maestro unico punto di riferimento sbandierato dal ministro Gelmini.
TEMPO PIENO: MOLTI DINIEGI Ma le famiglie che riusciranno a mettere i figli al tempo pieno si potranno comunque considerare privilegiate. Molti genitori non vedranno infatti soddisfatta la richiesta per le 40 ore. «A Bologna – riprende Cicognani – 57 richieste di nuove sezioni a tempo pieno non verranno accolte. Mentre alla scuola dell’infanzia i bambini saranno messi nelle liste di attesa». Per non parlare della caduta libera della qualità. «Gli studenti disabili, quelli con difficoltà di apprendimento, gli stranieri – afferma Gianfranco Samorì, Snals-Confsal – non saranno più seguiti e rimarranno indietro, esclusi». Troppi alunni per classe e troppi pochi insegnanti per riuscire a stare dietro a chi più ne avrebbe bisogno, dunque. E i docenti saranno così pochi che a rischio vi è l’insegnamento della matematica o dell’italiano. «In alcune scuole – conclude Tomasi – sarà difficile persino insegnare le materie curricolari».