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Unità/Bologna: Adesso Limina censura i presidi. «Sanzioni se parlano con la stampa». I genitori: lo Stato ci deve 23 milioni

Nuovo show del direttore dell’ufficio scolastico regionale. La protesta della scuola: in cinque anni un maxi-debito per spese non pagate

21/05/2010
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l'Unità

a.comaschi
Sono «polemiche inutili. Non si può pretendere che i servizi siano erogati al 100%,come ai tempi di vacche grasse».Con questa frase il direttore dell’Ufficio scolastico regionale Marcello Limina accende la miccia del malcontento di una trentina di genitori, presidenti di consigli di istituto. Che ieri, per raccontare il disagio - anche economico - delle loro scuole lo avevano seguito fino a un convegno in ateneo. Una doppia contestazione: aModena500tra docenti e genitori al termine di un corteo ne chiedono le dimissioni. Per una circolare riservata dell’Usr, in cui lo stesso Limina invita i presidi a fare pressioni sugli insegnanti perché non parlino con i giornalisti. La mozione approvata al termine della manifestazione promossa dai sindacati è votata, in modo significativo, all’unanimità. La circolare dell’Usr( «Dichiarazioni a mezzo stampa del personale scolastico. Indicazioni ») sembra aver fatto traboccare il vaso della protesta, in un momento già difficile. Limina chiede ai presidi di segnalare «al dirigente competente» se ci siano dichiarazioni del personale ai giornalisti. E soprattutto, richiama «l’articolo 494 del d.l 297/1994, che prevede «a possibilità di sanzioni disciplinari per atti non conformi alla responsabilità, ai doveri e alla correttezza inerenti alla funzione» del docente. Aria di censura, insomma. Perché da subito è chiaro che l’Usr giudica non conforme alla correttezza dovuta tutto ciò che sappia lontanamente di critica verso le politiche del ministro Gelmini. Addirittura definisce «improprio» indirizzare anche solo «appelli o richieste ad alte autorità politiche o amministrative, diverse dal diretto riferimento gerarchico». Vietato parlare dei problemi della scuola, dunque, se non con lo stesso Limina. Secca la conclusione dei 500 contestatori:«Non ci faremo intimidire, continueremo a esercitare il dissenso attraverso tutti gli strumenti sindacali e politici sanciti dalla Costituzione e dal contratto di lavoro». Anche nel caso dei rappresentati delle famiglie bolognesi Limina liquida la protesta come «desiderio di visibilità ». Inutile ricordargli i 23 milioni di spese che in 5 anni il ministero non ha ancora restituito a 38 scuole bolognesi, «se escludiamo i supplenti non ci sono altri creditori».Com edire: finché le scuole non vanno in rosso, dov’è il problema?


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