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Torino: In ateneo 1400 precari con contratti atipici
Il rischio è che la maggior parte debba lasciare il posto. Trattative con i sindacati e gli interessati
22/07/2011
Il censimento dei precari della ricerca all´Università di Torino tocca quote mai raggiunte prima: 1400 persone - ma mancano una decina di dipartimenti all´appello - risultano avere contratti temporanei, da poche settimane a qualche mese, legati a stretto giro al finanziamento dei progetti di ricerca che seguono. Hanno borse, contratti cococo, qualcuno a carico dell´ateneo, del dipartimento, qualcuno a cavallo con altri enti. E sono il motore della ricerca per l´Università. Oggi, come prevede la riforma Gelmini, la maggior parte di queste persone risultano fuori legge, con i loro contratti infatti non possono più fare ricerca all´interno degli atenei italiani. Esclusi i cosiddetti assegnisti, che sono però circa 300 a Torino, tutti gli altri devono in breve tempo essere inquadrati diversamente oppure allontanati dall´ateneo. I cococo possono fare solamente «assistenza alla ricerca» che vuol dire essere pagati per una sbobinatura quando magari hai scritto un saggio. È un problema questo che interessa tutte le università italiane e che ha creato allarme fin da subito tanto che all´Università di Torino si è istituito un tavolo tra sindacati, amministrazione e per la prima volta una rappresentanza dei precari che si sono rapidamente selezionati attraverso una votazione telematica. A questo tavolo si stanno cercando soluzioni per affrontare il problema dei contratti con interesse dei precari che vedono tremare la possibilità di un futuro, ma anche dell´ateneo che vedrebbe venir meno una parte fondamentale dei ricercatori dell´Università. L´amministrazione ha già dato disponibilità a estendere di qualche decina il numero di assegnisti ma il costo per un anno per ognuno di questi contratti è per l´ateneo di 23mila euro e, a quanto pare, non saranno più di una sessantina i fortunati che riusciranno a beneficiarne. (o.giu.) |