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Torino, posti fantasma del sostegno. La scuola inizia fra le proteste

A Torino sono «spariti» 203 posti dalla graduatoria dei supplenti annuali di sostegno a causa di una circolare dell'ultimo minuto. Piotto (Cgil): «Se non ci saranno evoluzioni, apriremo una vertenza sindacale».

03/09/2011
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l'Unità

LUCIANA CIMINO

La politica di tagli prodotta dal duo Gelmini-Tremonti sul personale della scuola comincia a produrre effetti. Non solo sulla qualità dell'istruzione, ormai compromessa e non a livello di quella europea, ma anche sulla vita delle persone che da un giorno all'altro perdono il lavoro mentre dovrebbero essere considerati una risorsa per il futuro del Paese. La triste equazione è semplice: si riducono i posti (sia per gli insegnanti che per gli Ata, e cioè amministrativi, ausiliari, tecnici), aumenta l'incertezza normativa da parte di un ministero latitante e di conseguenza aumenta la vulnerabilità delle persone, che vedono il loro futuro attaccato a una graduatoria. Si possono spiegare in questo modo i disordini scoppiati giovedì sera a Torino, così come in altre grandi città, al momento dell'esposizione delle liste, così come le forme di protesta estrema che alcuni lavoratori della scuola sono stati costretti a intraprendere, dal Sud al Nord. Il risultato è una assurda «guerra fra poveri». A Torino urla, agitazione, insulti (situazione che ha reso necessario 1'arrivo delle forze dell'ordine) nell'aula magna dell'Itis Pininfarina di Moncalieri, dove erano previste le nomine dei supplenti annuali sui posti di sostegno alle superiori: 300 cattedre, in origine, che una circolare sopraggiunta all'ultimo aveva ridotto a 97. Le 203 in meno erano state intanto assegnate ai docenti di ruolo diventati "soprannumerari" per i tagli della Gelmini. Questo ha scatenato la reazione di quei tanti precari che avevano studiato per specializzarsi nel lavoro con gli studenti disabili. Spiega IgorPiotto, segretario Flc Cgil di Torino: «La legge 104 dice stabilisce che gli alunni disabili debbano avere insegnanti specializzati sul sostegno e cioè con un percorso formativo che abilita a questo tipo di insegnamento. Ne consegue che bisogna dare priorità a quelli specializzati e solo nel caso in cui rimangano posti in graduatoria li si assegna a quelli di ruolo espulsi da altre liste». La posizione della Flc-Cgil di Torino è netta: «Si rispetti la legge perché riconosce un profilo professionale specifico c da lavoro, anche se solo per un anno, ai precari e perché in questo modo si garantisce un'offerta formativa di qualità che è un diritto dei disabili». Lunedì ci sarà un incontro tra il sindacato e il provveditore, «se non ci saranno evoluzioni apriremo una vertenza sindacale», annuncia Piotto. «I tagli hanno causato un forte indebolimento del lavoro, da qui le reazioni di disperazione» conclude Piotto che aggiunge «la confusione è una precisa scelta politica della Gelmini che ha abbassato scientificamente la qualità del lavoro. Tutto questo si riversa nell'impossibilità dei lavoratori della scuola di vedere una prospettiva». La situazione del capoluogo piemontese è emblematica i quanto sta avvenendo in tutta Italia. UNA SITUAZIONE DISPERATA Ma se la situazione è grave per gli insegnanti di sostegno, "disperata" è per gli Ata. Dopo tre annidi tagli al personale tecnico-amministrativo la gestione dei servizi nelle scuole è in una «crisi gravissima», sottolinea la Flc-Cgil nazionale. Alcune scuole, soprattutto nel Meridione, non  avranno neanche un collaboratore scolastico. Il che vuol dire nessuno a vigilare le aule, nessuno a pulire, nessuno nelle mense, nessuno ad aprire i laboratori (e il paradosso è che le riforme della Gelmini prevedono più ore di laboratori per i ragazzi), o ad aiutare i disabili. Il personale è ridotto all'osso e le tanto propagandate immissioni in ruolo di quest'anno non serviranno a migliorare la situazione. Anche perché ai tagli di questi anni si aggiungeranno gli effetti della finanziaria di luglio 2011, che prevede un ulteriore ridimensionamento di presidi e collaboratori. «Da una parte denuncia  la Flc-Cgil viene messa in discussione la funzionalità dei servizi e delle esigenze primarie degli alunni che hanno diritto a spazi puliti, ai laboratori, all'assistenza; dall'altra assistiamo agli effetti di uno dei più grandi licenziamenti di massa di questi anni». Perché tutto questo, ovviamente, si trasferisce poi sull'esistenza concreta di questo personale che magari dopo 10/15 anni di servizio perde il lavoro. E dietro ci sono altrettante famiglie.-


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