Tirreno-La scuola si ferma: dalla Toscana 25 pullman per Roma
La scuola si ferma: dalla Toscana 25 pullman per Roma L'ultima botta l'ha data la Finanziaria, che all'articolo 16 - approvato giovedì - ha fissato a 110 milioni di euro le risorse per...
La scuola si ferma: dalla Toscana 25 pullman per Roma
L'ultima botta l'ha data la Finanziaria, che all'articolo 16 - approvato giovedì - ha fissato a 110 milioni di euro le risorse per la scuola nel 2005 (più altri 375 milioni per amministrazione e pulizie). E questo quando il ministro Moratti aveva stabilito in 8.420 milioni di euro la cifra necessaria per finanziare la sua riforma. Non solo: il cosiddetto emendamento Siniscalco prevede una 'sforbiciata' negli organici dei docenti. Ecco così un motivo in più per lo sciopero di domani, uno sciopero che paralizzerà la scuola italiana, visto che coinvolgerà insegnanti, presidi, bidelli, studenti, genitori.
Tutte le sigle sindacali aderiscono alla protesta, tranne lo Snals, ma i cortei a Roma saranno due: uno promosso da Cgil-Cisl-Uil (che percorrerà il tragitto Bocca della Verità-piazza Navona) e l'altro dai Cobas (da piazza della Repubblica a piazza Venezia). Dalla Toscana partiranno per la capitale 25 autobus, messi a disposizione dalle organizzazioni sindacali, ma molti andranno in treno o con macchine 'autogestite'.
Gli insegnanti scendono sì in campo per chiedere l'apertura delle trattative sul loro contratto di lavoro, scaduto dal dicembre 2003, ma prima di tutto protestano contro la riforma e contro i tagli, di soldi e di personale. La riduzione dell'Irap - si nota - si finanzierebbe penalizzando l'istruzione; la Cisl parla di un continuo saccheggio della scuola pubblica, la Cgil di scelte irresponsabili, la Uil ritiene intollerabili i tagli, la Gilda sostiene che siamo in presenza di un attacco senza precedenti.
I toni si sono fatti ancora più preoccupati quando, dopo le notizie generiche dei giorni scorsi, ieri è circolata l'ipotesi di una riduzione del 2% dei docenti, vale a dire 14mila professori in meno (dopo le diminuzioni di personale già derivate dalle operazioni sulle cattedre). Il ministro Letizia Moratti però ieri è caduta dalle nuvole: di questi tagli non so proprio niente, ha dichiarato. Anzi l'ipotesi di una riduzione del 2% - hanno detto fonti ministeriali - non sarebbe proponibile tenuto conto dell'innalzamento dell'obbligo scolastico e dell'incremento degli alunni. Potrebbe dunque profilarsi un contrasto Moratti-Siniscalco.
"In Finanziaria - osserva Alessandro Pazzaglia, responsabile per la Toscana della Cgil-scuola - si dice anche che a insegnare l'inglese non devono più essere specialisti esterni ma gli stessi docenti della classe, che andrebbero formati attraverso fantomatici corsi. Ma così si dequalifica tutto, crolla il discorso tanto pubblicizzato sulle lingue straniere".
Tra l'altro - si fa notare - i soldi che si risparmierebbero 'strizzando' il sistema dell'istruzione, non verrebbero nemmeno reinvestiti nella scuola: "si tolgono dalle tasche degli insegnanti per metterle nelle tasche delle imprese".
A proposito di soldi, i professori chiedono anche un adeguamento dei loro stipendi: il governo - spiega Pazzaglia - propone un aumento del 3,7% che si tradurrebbe in 60-70 euro in più in busta-paga, i docenti vogliono invece l'8% cioè 160-170 euro in più.
"Noi poi sosteniamo che le applicazioni della legge di riforma sono illegali - osserva il sindacalista - o meglio che non esistono le condizioni per applicare la legge. Prendiamo i cosiddetti 'anticipatari', per esempio: i bambini di due anni e mezzo in teoria hanno diritto a frequentare la scuola dell'infanzia ma in pratica non possono farlo. Sono infatti necessari locali adeguati, un personale qualificato attraverso corsi specifici, accordi con i Comuni. Ma non c'è niente di tutto questo. L'inserimento allora si può fare lo stesso?"
Con il tutor alle elementari è un po' la stessa cosa: "Il ministero ha tentato di introdurre questa figura - aggiunge il sindacalista toscano - senza però rispettare le condizioni che la legge stessa indicava. La trattativa governo-sindacati è in corso, e le scuole non sanno cosa fare. C'è una confusione totale, una situazione di incertezza e di attesa".
Intanto mercoledì per il diritto all'istruzione si mobilitano milioni di studenti nel mondo.
G.V.