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Tagli, a rischio il centro Enea Cgil: «Così si uccide la ricerca»

L’Ente non ha più soldi per pagare l’affitto della sede bolognese, fiaccato dalle riduzioni degli anni scorsi e, ora, dall’incombere della spending review

12/07/2012
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l'Unità

di Chiara Affronte

A rischio chiusura la sede bolognese dell’Enea, il centro di ricerche dell’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile. A lanciare l’allarme è la Flc-Cgil che, da qualche giorno, ha lanciato una petizione da presentare al Prefetto per denunciare i gravi problemi che da tempo compromettono l’attività di un «centro di eccellenza di prestigio per il territorio», come sottolinea la segretaria bolognese Francesca Ruocco. Obiettivo della raccolta firme quello di porre la situazione della sede bolognese all’attenzione del ministero per lo Sviluppo economico da cui l’agenzia dipende.

I problemi per l’Enea, secondo ente di ricerca italiano, sono fondamentalmente di due tipi,malegati dallo stesso denominatore comune: le risorse economiche. Il primo, quello denunciato dalla petizione indetta dalla Camera del lavoro, è legato alla sede fisica dell’ente.

L’Enea infatti non è proprietaria degli edifici in cui svolge le sue attività, e, con i tagli lineari alla ricerca che si sono susseguiti negli ultimi anni, «non riesce più a pagare l’affitto», spiega Ruocco. Per questo motivo, progressivamente, sono stati chiusi pezzi di sede, laboratori, dislocati sul territorio fino a Faenza, e, di conseguenza, è stata compromessa l’attività di ricerca. Con una «ricaduta fondamentale per il territorio emiliano-romagnolo», come precisa il segretario regionale Flc-Cgil Stefano Bernabei: nella pratica ciò significa compromissione degli studi su «acqua e depurazione, aria ed inquinamento, terra e sismica, certificazione, trasferimento tecnologico all’industria e sostenibilità ambientale».

Ciò che più preoccupa la Cgil è la «totale mancanza di prospettiva», non solo per l’attività di ricerca, ma per i lavoratori che operano nell’ente. Enea avrebbe dovuto spostarsi al Tecnopolo, alla Bat, ma la sede non è ancora disponibile.

Il pregresso

A questo quadro difficile si unisce l’estrema precarietà in cui il centro sarà gettato se si concretizzeranno i tagli previsti agli enti di ricerca nella spending review, il decreto sulla revisione dei costi prospettato dal Governo: tagli all’organico del 10%, in un contesto in cui ci sono ancora ricercatori vincitori di concorso due anni fa ai quali non è stato assegnato il posto a tempo indeterminato. E che attualmente sono stati sottoinquadrati per non perdere il posto di lavoro.

Con il decreto Milleproroghe sarebbe dovuta arrivare l’autorizzazione a sbloccare il turn-over e a fare le assunzioni dovute, ma l’ulteriore manovra dell’esecutivo potrebbe rigettare tutto nell’incertezza, riducendo il personale e indebolendo il centro fino alla chiusura completa. «I tagli imposti alla sede bolognese hanno di fatto decretato la fine per inedia del centro stesso - segnala Bernabei -, in quanto già dal mese di luglio l’amministrazione non sarà in grado di onorare gli impegni di spesa già presi». Nell’ultimo mese, infatti, la sede bolognese ha subito una drastica «riduzione dei servizi interni (mobilità, servizi generali, pulizie e manutenzione) tramite il tagli di alcune unità di personale delle aziende appaltatrici».

La raccolta firme indetta dalla Cgil è partita due giorni fa e su 250 dipendenti in 130 hanno già firmato. «Ma andremo avanti fino a che non verremo convocati dal Prefetto», spiega Ruocco.

 


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