Soppresse 378 cattedre nelle scuole abruzzesi
Scuole abruzzesi vicine al collasso, in seguito ai tagli effettuati dal Governo. CGIL: La situazione è insostenibile
Stefano Buda
Soppressi 764 posti, tra docenti e personale Ata, a partire da quest'anno, per un totale di 3.432 posizioni cancellate nei prossimi tre anni. La Cgil regionale denuncia l'insostenibilità della situazione, segnalando il moltiplicarsi delle «classi pollaio» sia nella scuola primaria che in quella superiore, e la contestuale precarizzazione dei rapporti di lavoro. Con l'avvio del nuovo anno scolastico mancheranno all'appello 378 insegnanti e 386 ausiliari, lasciati a casa dalla legge 133 del 2008, più nota come «legge Tremonti-Gelmini». Nei prossimi tre anni la scure dei tagli si abbatterà su 2.195 docenti e su 1.237 ausiliari tecnici e amministrativi. Il gap sarà solo parzialmente colmato dalle immissioni in ruolo di 511 insegnanti e 639 Ata. «Queste assunzioni, però, non rappresentano una conquista - sottolinea Cinzia Angrilli, responsabile regionale della Flc-Cgil -, vengono semplicemente stabilizzati i precari storici, che in questi giorni stanno vincendo ovunque i ricorsi presentati». Ad aggravare il quadro si annunciano ulteriori tagli, che colpiranno circa 8.000 lavoratori, in seguito agli accorpamenti imposti dalla Riforma degli ordinamenti. «Non solo - rimarca Angrilli - nella logica del federalismo avanzato l'Abruzzo rischia di perdere altri 260 docenti». Crescono esponenzialmente le dimensioni delle classi, che in alcuni istituti arrivano a comprendere 32 o 33 studenti, tra i quali anche ragazzi diversamente abili, per i quali la legge richiede l'inserimento in contesti dalle dimensioni più adeguate. «La situazione più critica si rileva nella provincia di Chieti - conclude il segretario regionale della Flc-Cgil -, senza dimenticare che all'Aquila si continua a fare lezione nei moduli provvisori di plastica».