Sicilia, la scuola qui sta andando a rotoli. Noi non ci stiamo
Siamo nove donne, nove insegnanti a vario titolo e in vari ruoli. La politica deve agire. Il problema locale è un problema nazionale
Mila Spicola
Siamo nove donne siciliane. Docenti, precarie e di ruolo, e personale ausiliario. Ma siamo anche nove donne che in questi anni di protesta contro i tagli Gelmini-Tremonti hanno protestato senza tregua da diversi ambiti. Come esponenti di partiti diversi, di sindacati diversi, di movimenti diversi. Alcune di noi si sono ritrovate più volte insieme sulle “barricate” a partire dall’Onda del 2008, nelle mille manifestazioni, presìdi, scioperi, invasioni di imbarcaderi, binari e quant’altro. Unite da un unico pensiero: la convinzione profonda che non sia possibile attaccare la scuola con dei tagli lineari e non pensare a una vera riforma, profonda ed efficace, per aiutarla davvero. Al di là di come la si pensasse sulle cause e i motivi che hanno condotto al disastro, abbiamo sempre dichiarato che istruzione e cultura sono l’identità del popolo italiano e per questo la scuola va difesa. Spesso però, colleghi, precari, politici di parti avverse, ci hanno accusato di volta in volta di strumentalizzazione. Politica o sindacale.E allora abbiamo deciso di unirci, noi 9, esponenti di partiti, sindacati, movimenti e province diverse in modo da fugare le accuse. Siamo lavoratrici della conoscenza, crediamo nelle istituzioni: sono i nostri luoghi sacri e a maggior ragione lo è il luogo dove valori, conoscenze e principi di solidarietà civile, economica e sociale si fondono. La Scuola. Siamo anche siciliane: da noi la scuola è stata massacrata. Non da oggi è vero. Anni di disattenzioni o di attenzioni parziali e non coordinate da parte della classe politica nazionale, siciliana e degli enti locali hanno condotto a un disastro che è di gran lunga maggiore che nel resto d’Italia. Offerta formativa depauperata nel tempo offerto: da noi il tempo pieno non esiste (un ragazzino di 14 anni ha 3 anni in meno di scuola rispetto al coetaneo lombardo), da noi il 65 % degli edifici scolastici è fuori norma. Da noi le scuole sono fatiscenti e spesso non sono scuole: sono magazzini, appartamenti, piani terra in affitto. Senza palestre, senza laboratori. Spesso senza riscaldamenti e illuminazione adeguata. Da noi i docenti ruotano, perché supplenti precari,più che altrove, togliendo a ragazzi difficili e sfortunati più di altri continuità didattica, coerenza nel metodo e… possiamo dirlo? Fiducia e dedizione nello studio. Da noi i ragazzi sono ultimi nei test INVALSI (ve ne stupite?), primi nella dispersione scolastica (ve ne stupite?) e, quando crescono, primi negli indici di disoccupazione (ve ne stupite?). Nonsi esce dalle crisi senza conoscenza e scuola. Su questa situazione contestuale si abbattono i tagli. Contro i quali, è bene ribadirlo, non c’è stata una voce ferma e unitaria della politica siciliana. Affatto. Ci sono stati piccoli interventi rattoppati solo quando non si poteva fare a meno di farlo. Non c’è stata un’unica volontà del Parlamento siciliano di affrontare in modo organico un problema che per noi, ma anche per qualunque studio analitico, è la vera causa dei ritardi socioeconomici dell’isola, prima ancora che culturali. Ritardi che non favoriscono di certo uno sviluppo sano e avvantaggiano la criminalità organizzata. Noi non ci stiamo. E allora chiediamo con un documento (per adesioni: www.petizionionline.it che abbiamo consegnato all’Assessore all’Istruzione Mario Centorrino il 10agosto, che il Parlamento Siciliano per una volta si componga insieme con una voce sola: la difesa della qualità dell’istruzione dei ragazzi siciliani. È un documento che analizza la situazione ed elabora anche qualche proposta, ma il vero senso è questo: il disinteresse, la mancata conoscenza del problema, l’assenza di politiche coordinate, efficaci e a lungo termine noi non le tolleriamo più perché sta portando alla rovina il futuro dei giovani siciliani. Abbiamo già avuto e adesioni di Emma Dante, Roberta Torre, Roberto Alajmo e Giuseppe Schillaci qui in Sicilia. «Nell’interesse dei siciliani», come spesso ripete il governatore Lombardo, va affrontata una riflessione globale e sincera, non di facciata. Nell’interesse dei nostri ragazzi, cittadini anche loro e portatori di diritti come qualunque altro ragazzo italiano. Sappiamo che tutto ciò non crea consenso immediato: i ragazzi non votano e molte delle famiglie non hanno in cima alle proprie priorità lo studio dei propri figli. Ma la politica in certi momenti ha l’obbligo di andare oltre i consensi e guidare i territori verso il miglioramento. Non sempre viceversa.