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Sicilia-La rivincita sulla scuola delle tre "i"

rivincita sulla scuola delle tre "i" Salvatore Scalia Perché ammiriamo la coda del pavone orgogliosamente dispiegata al sole? Perché ci soffermiamo incantati a contemplare i colori dell'arcob...

20/06/2003
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La Sicilia

rivincita sulla scuola delle tre "i"

Salvatore Scalia
Perché ammiriamo la coda del pavone orgogliosamente dispiegata al sole? Perché ci soffermiamo incantati a contemplare i colori dell'arcobaleno? O le luci soffuse e struggenti di un tramonto? Non esiste altra ragione apparente che non sia la contemplazione della bellezza, quella particolare emozione che si definisce estetica. Sensazioni prive di vantaggi immediati, anzi assolutamente disinteressate, e tuttavia tenacemente ricercate e avvinghiate nella nostra coscienza, anche nell'era ipertecnologica di Internet e delle bombe intelligenti, anche nella società delle comunicazioni di massa e della prevalenza dell'immagine. Appare quindi pleonastico l'interrogativo posto agli studenti in un tema della maturità, se è possibile la poesia nella società delle comunicazioni di massa. Quasi che l'eccesso e lo spreco abbiano reso le parole insignificanti, logore, incapaci di comunicare emozioni. E' come chiedere se è ancora possibile respirare, amare, odiare.
Semmai è curioso che della sopravvivenza della poesia si preoccupi la scuola delle tre i di Berlusconi e che la ministra della Pubblica istruzione, Letizia Moratti, si cura di realizzare: impresa, Internet, inglese. La scuola al servizio dell'economia, la rivoluzione del vecchio concetto che agli allievi bisognasse innanzitutto insegnare la libertà di coscienza, forgiarne lo spirito critico.
Evidentemente una cosa sono le intenzioni, un'altra le applicazioni. Sicché si ridà fiato alla poesia, tanto disprezzata dai capitani d'industria i quali sono soliti ripetere che loro si occupano di affari e "non fanno poesia". Lo dicono compiaciuti, perché si sentono padroni della realtà, mentre gli altri sono signori dei sogni, ovvero del vuoto, del nulla. E non sanno che chi domina i sogni possiede la chiave della realtà più profonda, quella che si cela dietro ogni apparenza. In sintonia con questa tesi appare anche il tema su un brano del "Piacere dell'onestà" di Pirandello. Il sogno di un mondo di conformisti teledipendenti è vanificato dal rovello della ragione che disvela i volti dietro le maschere e la servitù alle convenzioni sociali. Anche in questo caso trionfa la vecchia scuola umanistica e le tre i appaiono nulla più che una trovata pubblicitaria.
La politica berlusconiana prevale nei temi di carattere storico: uno ispirato ad una incerta equidistanza tra gli opposti totalitarismi che hanno sconvolto il Novecento e l'altro dedicato all'affermazione del concetto di cittadino "planetario". Nel primo il fascismo appare una dittatura all'acqua di rose, e si mettono in uno stesso calderone informe nazismo, stalinismo, il Cile di Pinochet, i crimini nella ex Jugoslavia, l'Iraq di Saddam Hussein e perfino l'Algeria. Come se ideologie totalitarie e integralismi religiosi fossero la stessa cosa. Identico pressapochismo anche nel concetto di cittadino "planetario". Riflette la visione ottimistica che presuppone l'esportazione globale dei modelli di libertà ed economia occidentali, anche per popoli e civiltà assolutamente refrattari ai nostri presunti valori universali.
L'omaggio governativo alla famiglia è un altro riconoscimento alla poesia, questa volta quella sulla famiglia: oasi d'affetti, dolori e rimpianti. Nessun accenno al ruolo repressivo di impulsi e desideri, né ai conflitti che scatena, tema prediletto dell'indagine psicanalitica del Novecento. Domina l'ottimismo: ma le tre mitiche i, le sue ancelle, dove sono finite?


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