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Secolo XIX-Tutto il sapere di Ranieri contro la de-forma Moratti

Intervista al candidato senatore responsabile scuola e cultura per i ds, un ligure che torna a casa

26/03/2006
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Il Secolo XIX

Dalle macerie industriali alle nuove conoscenze
il patto Alzeremo l´obbligo difenderemo la scuola dell´infanzia e prepareremo un patto generazionale
gli operai Ho imparato dove va l´industria del futuro dai vecchi operai e dai problemi dei loro figli diplomati o laureati


(f.m.)
Ranieri Andrea, ex sindacalista e segretario regionale CGIL nei ruggenti anni della de industrializzazione, poi a Roma a fianco di Cofferati, oggi nella direzione ds come responsabile di Scuola e Cultura, candidato al Senato in Liguria, possibile futuro sottosegretario all´Istruzione in caso di vittoria, che senso ha che lei venga a chiedere voti? E´ in lista. Sa già che sarà eletto e allora perché parlare?
«Chiedere spazio è´ la reazione a una legge elettorale-porcata. Il Polo criticava la partitocrazia e poi ha fatto la legge più partitocratica che sia mai esistita. Confesso che quando in direzione ds stavamo decidendo le candidature ho provato un brivido: in pratica stavamo nominando almeno un terzo del futuro parlamento. E gli elettori?»
Ma questa legge-porcata mica l´avete combattuta tanto. O no?
«Come no! La reazione più dura è stata di fare subito le primarie. E la risposta è stata di massa. Mai ci saremmo immaginati una affluenza così. Non potevamo cambiare quella legge. Nè rassegnarci a quel metodo. Ecco allora che combattiamo mettendo avanti le nostra facce.»
Ma la sua, per altro nota, ligure, sarzanese, è anch´essa catapultata dall´esterno del territorio. Si sente paracadutato?
«Sono felice di essere qui. Certo: si sa che la mia è una candidatura nazionale, ma io qui conosco tutti e molti conoscono me. Il mio dialogo con Genova, Spezia, Savona, con il resto della Liguria non si è mai interrotto. Anzi ciò che facevo qua come sindacalista ha uno svolgimento logico nella mia azione nel vertice ds.»
Si spieghi meglio. Quali fili riprende tornando in Liguria e quali novità porta dalla sua esperienza romana nel sindacato e nel vertice Ds?
«Ero un sindacalista che non veniva dal mondo del lavoro, ma dalla scuola. Non ero neppure iscritto al partito. Arrivai al vertice CGIL quando esplodeva la crisi di un modello industriale. Ho passato sette anni durissimi ma cruciali mentre il tessuto produttivo sociale si scompaginava e volavano via 57 mila posti di lavoro e neppure un iscritto al sindacato. Ci sono due foto che ho in testa per sintetizzare quel cambio epocale. De Ferrari, anni Settanta, comizio di Lama: piazza piena di tute blù, tutti uomini, tutti provenienti da non più di cinque luoghi di lavoro, le grandi fabbriche e il porto. De Ferrari 1994: sciopero contro Berlusconi: piazza piena di cento colori, tantissime donne, provenienza almeno 500 posti di lavoro.»
Ranieri, cosa ci azzecca tutto questo con il lavoro che lei fa oggi?
«Sono il responsabile ds per la ricerca, la cultura, la scuola, il sapere, la conoscenza. Ho imparato allora, in quella profonda destrutturazione, dai vecchi operai e dai loro figli, diplomati e laureati in cerca di lavoro, che partiva un filo di conoscenza, di sapere e di "saper fare" legato al futuro. Allora c´erano le macerie della siderurgia e delle altre fabbriche, ma sotto resistevano le persone, il lavoro, i giovani. Mica ho capito da solo, ma con altri, come un sindacalista fine, raffinato, un po´ border line, Franco Sartori, che stava attaccato stretto a quel territorio....»
Ma ora che cosa c´è dopo quel crollo, le macerie?
«C´è un territorio che attrae, nel quale l´ambiente al quale prima non si poteva pensare conta nella sua rivalutazione, ci sono, appunto, i luoghi del sapere, ci sono poli e distretti tecnologici, l´industria del futuro...Insomma qui nel vecchio triangolo industriale esisteva l´industria di base: facevamo l´acciaio e c´era il porto. Ora ci sono posti nuovi legati all´impresa del futuro che è il sapere. Ci sarà l´IIT a condizione che non sia a discapito di Università, Cnr, Istituto di Fisica della materia, primo prodotto di quella trasformazione, ci sono punte avanzata nella didattica dei computer che entreranno a scuola, leadership nelle Facoltà scientifiche. Si avvera la profezia di Sartori su Ingegneria agli Erzelli, c´è un evento come il Festival della Scienza e c´è una saldatura culturale con il passato che passa per le iniziative del Comune di uomini come Luca Borzani che recuperano la storia della siderurgia....»
Lei potrebbe avere delle responsabilità in un governo dell´Unione nella scuola: per fare cosa, per esempio rispetto alla Riforma Moratti?
«Non è una riforma è una de-forma. La Moratti ha innescato la licealizzaione della scuola e sta uccidendo le scuole tecniche, un crimine soprattutto qui a Genova. L´inglese a scuola non lo impara nessuno: altro che seconda lingua materna come predica il Cavaliere».
E voi cosa farete?
«Primo: alzeremo a 16 gli anni dell´obbligo, come sta scritto nella Costituzione. Incideremo nella scuola dell´infanzia per fermare la dispersione e affermare un primato in Europa, affronteremo il probema dell´educazione degli adulti. I dati demografici ci dicono che tra 20 anni ci saranno solo 4 milione e 700 mila cittadini tra i 20 e i 40 anni. Vuol dire che bisogna riqualificare la fascia tra i 40 e i 65 anni. Non si potrà sprecare più nessuno. Chi si occuperà di scuola dovrà pensare veramente a un nuovo "patto tra generazioni"».


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