Scuola, falciati i fondi per i prof: "Taglio del 40% agli straordinari"
Stangata sui finanziamenti che servono agli istituti per pagare le ore aggiuntive degli insegnanti. Per alcune scuole significa passare da 72mila a 37mila euro lordi all'anno: "Così si accentua la tensione nelle scuole"
di ILARIA VENTURI
Erano attesi, i tagli. Ma non così pesanti: una sforbiciata del quaranta per cento in meno sui fondi che servono alle scuole per pagare le ore aggiuntive degli insegnanti. I finanziamenti, solitamente comunicati a dicembre, stanno arrivando in questi giorni. Ed è pure solo un acconto. “Una situazione pesante che gli istituti stanno gestendo alla meno peggio”, osserva Filomena Massaro, preside dell’Istituto comprensivo 12 e voce di AsaBo, l’associazione scuole autonome di Bologna. “Non possiamo chiedere agli insegnanti di lavorare gratuitamente, già fanno molto volontariato, dovremo ridurre i progetti”.
Le segreterie delle scuole, dalle elementari alle superiori, stanno facendo i conti. Per un istituto comprensivo da oltre 900 alunni e una settantina di docenti significa passare da 72mila a 37 mila euro lordi. Altro caso, di un istituto più grande: si passa da 107mila a 60mila euro. Riduzioni gravose perché vanno a colpire quelle ore che fanno la differenza nell’offerta didattica di un istituto: ore che servono ai progetti di lettura, scrittura, educazione ambientale e civica, utilizzate per il sostegno oppure fondamentali a organizzare meglio la vita scolastica con l’attribuzione di incarichi ai docenti fuori dall’aula.
“Il taglio ci mette in difficoltà: accentuerà la già altissima tensione nelle scuole, aumenterà la conflittualità interna perché bisognerà fare delle scelte su cosa privilegiare”, non nasconde
il preside della direzione didattica 13 Mario Maria Nanni. “Piuttosto, bisognerebbe ripensare alla radice il contratto di lavoro del comparto scuola e la riorganizzazione scolastica”.
I dirigenti scolastici si attendevano un taglio intorno al 20 per cento: è stato il doppio. All’istituto comprensivo 11, nelle scuole del Pilastro, i docenti hanno accettato di essere pagati in modo forfettario – e dunque meno – pur di non far saltare le tante attività didattiche promosse fuori dalle aule di lezione e gli incarichi utili all’organizzazione della scuola (mentre sostegno e alfabetizzazione non sono stati toccati). “Mandiamo avanti attività e progetti riducendo le ore e con un sistema di pagamento degli insegnanti forfettario. Giusto? Scontato che non lo sia. Ma l’alternativa è bloccare tutto, danneggiare i bambini e i ragazzi. Protesteremo in altro modo e nelle sedi opportune”, dice il preside Sergio Pagani.
Il fondo tagliato si chiama Fis ed è una parte del fondo per il miglioramento dell’offerta formativa. La contrazione di queste risorse è dovuta alla scelta, sostenuta da Cisl e Uil, di spostare questi finanziamenti per pagare gli scatti di anzianità degli insegnanti. Insomma, è questione di una coperta comunque sempre troppo corta: la tiri per coprire un’esigenza della scuola, ma così rimangono senza fondi altre necessità. Con questa operazione, “si è barattata la quantità con la qualità dimezzando, o quasi, la possibilità di organizzarsi al meglio e di offrire una didattica più ricca”, osservano alcuni i dirigenti scolastici.