di Gabriele Rasconi
Non di soli muri è fatta la scuola. Potrebbe essere sintetizzato con una parafrasi evangelica il messaggio lanciato stamani, per bocca del segretario generale Fausto Chiarioni e della segretaria Annalisa Fabbri, dalla Federazione lavoratori della conoscenza della Cgil. Perché, “se è legittimo che le comunità si interessino della ricostruzione degli edifici scolastici danneggiati dal sisma – sostiene Chiarioni –, sarebbe bene che altrettanta attenzione ci fosse anche al loro funzionamento”, che per il sindacato di piazza Verdi è strettamente legato al personale, la cui denunciata insufficienza “non permetterà di reggere la situazione”.
Nell’anno scolastico 2012-13, fa i conti la Flc districandosi tra numeri non proprio di facile gestione, le scuole della provincia di Ferrara (tutte considerate, dall’infanzia alla secondaria di secondo grado) potranno contare su un organico complessivo, tra diritto e fatto, di 2.952 docenti. “Sono solo sedici in più dei 2.936 del 2011-12 – denunci la Cgil –, mentre gli alunni saranno ben 400 in più. Addirittura ci sarà un docente di sostegno in meno, 515 anziché 516, mentre gli alunni per cui è stata certificata la necessità di questo insegnante saranno ventidue in più, ossia 1.132 anziché 1.110”. Salirà insomma il numero di studenti assistiti di cui ciascun docente di sostegno dovrà occuparsi, “e allora – entra nel vivo il segretario generale – come si farà, nelle prove di evacuazione, a far riparare un alunno in sedia a rotelle sotto il banco?”.
Ma la delusione più grossa in casa Cgil riguarda gli organici di fatto, 166 posti in tutta l’Emilia Romagna distribuiti sulle nove province, “gli stessi numeri decisi prima delle scosse sismiche – denuncia Chiarioni –. Queste però hanno creato delle necessità straordinarie, e infatti il sottosegretario Marco Rossi Doria ci promise che nelle zone colpite ci sarebbero stati ben mille docenti in più. Ora però nessuno ne sa nulla: dove sono finiti?” chiedono in piazza Verdi.
Un’altra grana la porterebbe con sé la spending review, “che impone che il personale docente inidoneo all’insegnamento transiti dal primo settembre nel personale Ata, come assistente amministrativo”. Nella nostra provincia sono una decina i docenti che per ragioni di salute non stanno insegnando (ad esempio c’è un professore di educazione fisica che ha subito un’operazione e non può far lezione in palestra) ma lavorano “nelle biblioteche, ai progetti extracurriculari, alle compresenze. Dal mese prossimo – conclude Chiarioni – si troveranno, senza averne competenza, nelle segreterie, facendo oltretutto perdere il posto agli amministrativi precari”.