Scuola, caos dopo il no agli accorpamenti. “Per il Lazio è tardi, istituti ora già uniti”
La Regione spiazzata dalla Consulta: se si cambia anno scolastico a rischio
Di Sara Grattoggi
Quindi è di nuovo caos sui “maxi istituti” che dal prossimo settembre accorperanno scuole materne, elementari e medie. Giovedì scorso, dopo il ricorso di sette regioni (Toscana, Emilia-Romagna, Liguria, Umbria, Sicilia, Puglia e Basilicata), la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittima da parte
dello Stato l’imposizione del numero minimo di mille alunni per questi istituti comprensivi — obbligo previsto dalla manovra estiva 2011 per ragioni di risparmio — perché una tale decisione sulla rete scolastica sarebbe invece spettata alle Regioni.
La sentenza (n.147) della Consulta ha spiazzato l’amministrazione del Lazio, che lo scorso febbraio aveva approvato con una
delibera di giunta il proprio piano per il prossimo anno applicando i criteri nazionali, nonostante molte polemiche da parte dell’opposizione, delle scuole e dei genitori, che avevano tentato anche diversi ricorsi al Tar, alcuni andati a buon fine, altri bocciati. «Ora è troppo tardi per rivedere il piano: se lo facessimo, le scuole rischierebbero di non aprire a settembre — spiega l’assessore all’I-
struzione, Gabriella Sentinelli — Stiamo comunque aspettando indicazioni da parte del ministero dell’Istruzione e nel frattempo stiamo studiando il da farsi». Stando al pronunciamento della Consulta, la palla ora dovrebbe passare proprio alle Regioni, competenti a legiferare in materia.
Ecco perché l’opposizione alla Pisana chiede che si faccia marcia
indietro: «La sentenza della Consulta è un’opportunità per cancellare l’ultima riforma Gelmini-Tremonti e ridiscutere le norme sul dimensionamento scolastico approvate dal governo Berlusconi, ascoltando le esigenze del territorio » dichiara Giulia Rodano, consigliere Idv. Mentre il collega Fabio Nobile (Fds) attacca: «L’assessore Sentinelli, che ha deciso di non raccogliere il nostro invito
a impugnare di fronte alla Consulta la legge 111/2011, come hanno fatto le 7 Regioni che ora hanno dimostrato essere nel giusto, è l’unica responsabile di questo pasticcio. Dovrebbe trarne le conseguenze e dimettersi».
Ma Sentinelli respinge le critiche: «Anche il Lazio in Conferenza Stato Regioni aveva chiesto lo slittamento di un anno dell’applicazione dei criteri stabiliti dalla
manovra e, quando le altre regioni si sono rivolte alla Corte, noi abbiamo assunto un atteggiamento istituzionalmente responsabile, perché sapevamo che il giudizio sarebbe arrivato già a cose fatte e sarebbero comunque state tagliate molte dirigenze ».
Anche Paolo Bianchini (Pd), presidente della commissione scuola della Provincia, così come
i consiglieri comunali Gemma Azuni (Sel) e Paolo Masini (Pd), chiede che «la governatrice Renata Polverini e l’assessore Sentinelli si prendano la responsabilità di questo caos e rivedano il piano» bloccandone l’attuazione. E aggiunge: «E’ urgente intervenire subito perché il pasticcio mette a rischio il regolare svolgimento del prossimo anno scolastico: qualunque scuola oggetto
di dimensionamento sulla base del numero ora potrà fare ricorso e vincere». E, del resto, l’associazione nazionale insegnanti e formatori (Anief) ha già annunciato che impugnerà «tutti i decreti regionali su cancellazioni e accorpamenti di istituti». Anche per questo, la Flc-Cgil chiede che venga riconvocato un tavolo regionale.