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Roma: La scuola riapre con il freno a mano tirato, fra cattedre vuote, carenze di bidelli e proteste

Si riapre senza bidelli. Scattano gli esposti alla Procura

05/09/2011
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Il Messaggero

di ALESSANDRA MIGLIOZZI



La scuola riapre con il freno a mano tirato, fra cattedre vuote, carenze di bidelli e proteste. Il ministro Gelmini ha assicurato un ritorno fra i banchi «regolare», ma nella Capitale sarà segnato dalle difficoltà.
Oggi il liceo Tasso inaugura l’anno. All’Albertelli si rientra l’8. L’avvio ufficiale è atteso per il 12 e l’umore non è alto. Il Lazio quest’anno ha perso 1.989 posti da insegnante (oltre 1.700 solo a Roma e provincia), gli ausiliari, tecnici e amministrativi in meno sono 1.220 (più di mille fra la Capitale e l’area provinciale). I numeri si traducono in disagi e già scattano le prime proteste: domani lo sciopero dei sindacati di base contro la manovra economica potrebbe mettere a rischio gli esami di riparazione e le lezioni delle classi che hanno anticipato l’apertura. Dal 7, invece, il Coordinamento precari scuola di Roma sarà sotto alla sede dell’ex Provveditorato per contestare i tagli al settore. E stamattina l’assegnazione delle supplenze parte nel caos. Solo per la primaria ci sono 1.200 cattedre da assegnare fra sostegno e posti comuni. All’infanzia sono 200. Ma all’Ufficio scolastico il personale scarseggia e le convocazioni per la chiamata dei docenti già segnano diverse rettifiche a una settimana dall’inizio ufficiale delle lezioni. «Gli elenchi delle sedi sono pieni di errori che abbiamo segnalato», conferma Antonio Cucinella, della Flc Cgil di Roma. «L’amministrazione lavora giorno e notte, ma il governo ha dato il via libera tardi alle operazioni», aggiunge Rosetta Mazziotta, Cisl Scuola.
Le scuole aspettano con ansia di poter abbinare le classi al nome dei loro docenti e intanto si preparano all’emergenza bidelli. La loro carenza, spiega Paolo Mazzoli, presidente Associazione scuole autonome del Lazio, «mette a rischio la sicurezza». Per questo sono partite le prime denunce alla Procura della Repubblica, come quella sporta dalla scuola di Via Gentile di Cinecittà: «Volevamo segnalare- spiega la vice preside- che non possiamo garantire la completa sicurezza dei bambini con così poco personale di sorveglianza». Nel frattempo le aule sono sovraffollate: le prime nella scuola di via Gentile partono con 28 alunni. Al liceo D’Assisi va peggio: ne hanno 31. I genitori della scuola Di Donato, fra le più multietniche di Roma, hanno fatto ricorso al Tar contro i tagli, l’8 ci sarà la sentenza. È partito anche un appello on line firmato, fra gli altri, dal regista Paolo Sorrentino, che ha i figli in questo plesso. Con meno docenti anche il tempo pieno diventa un lusso: non c’è posto per tutti. Così ci sono scuole, come l’Istituto Regina Elena, dove chi non ha ottenuto il servizio paga 20 euro al mese per accedere alla mensa. In altri istituti per offrire il tempo pieno a tutti i richiedenti è stato ridotto l’orario complessivo delle classi. Al comprensivo di via Tiburzi erano rimaste fuori 23 famiglie e il monte ore settimanale è stato portato a 27 invece di 30 nelle classi a tempo normale e da 40 a 37 in quelle a tempo pieno. Al 75° circolo si fanno 39 ore a settimana invece di 40.
Sono quasi spariti, infine, gli specialisti di inglese alla primaria. A Roma da 400 che erano sono diventati 98: da quest’anno «how are you?» lo insegnano i maestri di italiano e matematica addestrati con un corso breve. «Molti docenti- rivela Andrea Caroni, preside del 21° circolo- vengono disperati a confessarmi che non se la sentono di fare inglese, ma ormai sono obbligati».


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