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Resto del CArlino- Errani: "La scuola del futuro avrà l'impronta dell'Emilia"

PROGRAMMA Il presidente: "Siamo già all'avanguardia" Errani: "La scuola del futuro avrà l'impronta dell'Emilia" Presidente Errani, di moda gli slogan, lei si è scelto 'Emilia-Romagna, il...

22/03/2005
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Il Resto del Carlino

PROGRAMMA Il presidente: "Siamo già all'avanguardia"
Errani: "La scuola del futuro avrà l'impronta dell'Emilia"
Presidente Errani, di moda gli slogan, lei si è scelto 'Emilia-Romagna, il futuro con noi'. Così rinnega il passato&
"Tutt'altro, perché noi siamo oggi una regione che ha raggiunto grandi risultati e che&".
Un attimo, grandi davvero?
"In questi mesi sono uscite decine di indagini e ricerche. Ebbene, in ciascuna sia sul versante economico sia su quello sociale questa regione primeggia. Ma, e così spiego lo slogan, questi buoni risultati non sono garantiti una volta per sempre".
E allora il futuro è incerto&
"Il mondo cambia. Noi dobbiamo dire che abbiamo una buona base, ma nello stesso tempo che dobbiamo lavorare per assicurarci un futuro altrettanto buono".
Come?
"Offrendo un buon governo alle giovani generazioni; investendo sui talenti; facendo fare all'Emilia-Romagna, comunque, un salto in avanti".
Usciamo dalle astrazioni. Che cosa in concreto?
"Investire sulla società della conoscenza; stiamo lavorando per contrastare l'abbandono scolastico: più di 40 mila ragazzi ricevono una borsa di studio. Pur essendo molto al di sotto della drammatica media nazionale di abbandono, che per le medie superiori raggiunge il 30 per cento e noi non siamo neppure al 9, vogliamo che tutti i giovani in Emilia-Romagna abbiano l'opportunità di studiare. Stiamo lavorando con le università e investiremo per portare i nostri ragazzi a specializzarsi all'estero e ragazzi di altri Paesi a formarsi qui".
Questo lei lo considera, evidentemente, un punto-chiave del suo lavoro nella prima legislatura da presidente. E gli altri?
"Abbiamo cercato di costruire un progetto complessivo, coinvolgendo le forze economiche e sociali e gli enti locali, scegliendo alcuni filoni d'intervento su innovazione e ricerca, con una legge che sta già dando ottimi frutti e offrendo 313 nuovi posti per ricercatori. Abbiamo lavorato sulla qualità territoriale e ambientale, con un investimento inedito per la messa in sicurezza del territorio a partire dalla montagna&".
&cioè?
"Per bloccare le frane e rafforzare il sistema idraulico, con un investimento di 1.250 miliardi di lire; e più del 90 per cento dei progetti è già andato a conclusione, in tempi rapidi e con uno straordinario coinvolgimento del sistema locale. A seguito della grande piena del Po del 2000 facemmo una scelta strategica, per evitare nel futuro rischi così elevati; e in pochi anni abbiamo realizzato un grande piano di salvaguardia e sicurezza".
Altro ancora?
"Registro il forte impegno sulla questione sociale. Ci stanno di fronte importanti novità, l'allungamento della vita, l'immigrazione, una dinamica demografica che ha caratteristiche complesse. Ed ecco allora gli investimenti sulla salute, con dirottamento di risorse proprie della Regione su modernizzazione e modifica strutturale degli ospedali; il fondo speciale per la non autosufficienza; la politica della casa e sottolineo che con il trasferimento delle competenze alle Regioni a partire dal 2000 senza una correlativa elargizione di fondi, mai previsti in alcuna legge finanziaria dello Stato, noi abbiamo disposto stanziamenti per l'edilizia residenziale pubblica o con i privati per appartamenti a canoni calmierati. Riassumendo: impegno per economia, ambiente e qualità sociale, in una strategia integrata".
Tutto bene, allora? Nessuna autocritica per qualcosa non fatto?
"Beh, per esempio abbiamo cominciato a lavorare con serietà e impegno sull'efficienza della pubblica amministrazione; tuttavia non siamo riusciti a diffondere, com'è necessario, il concetto del 'tempo'. La globalizzazione impone una maggiore rapidità nel disbrigo delle pratiche e siamo indietro, pur con un forte investimento con il piano telematico già attuato per l'anno in corso".
Passando a temi economici, sembra che l'industria emiliano-romagnola attraversi un momento di difficoltà&
"Il nostro sistema produttivo regge meglio di tanti altri. Ma avvertiamo i problemi di una competizione sempre più impegnativa. Occorre un cambiamento".
Quale?
"Verso l'internazionalizzazione delle imprese, con una condivisione dell'impegno con imprenditori e forze sociali. Dobbiamo avere una presenza significativa nei mercati emergenti, Cina, India, Russia, Sudafrica, Brasile".
Internazionalizzazione? Ma intanto la concorrenza del Sud-est asiatico e di altri Paesi si fa sentire da noi&
"E' vero. Abbiamo settori particolarmente esposti, come il tessile, l'agroalimentare, l'ortofrutta. Dobbiamo riorganizzare le filiere produttive e specializzarci. Per l'agricoltura costruire un rapporto forte fra originalità e qualità dei prodotti".
E per il Sud-est asiatico, i dazi che invoca la Lega?
"Noi siamo nell'Unione europea e non ha senso parlare di 'nostri' dazi. Occorre trovare le strade, dentro l'Unione europea, per tutelare la specificità e la genialità dei prodotti italiani, questo sì. L'elemento fondamentale sta nelle regole imposte ma anche nella nostra capacità di riorganizzarci e di investire sulla nostra originalità, valorizzando le produzioni che non sono copiabili altrove".
Un problema, serio, è l'Adriatico, con il turismo che gli gravita intorno, un turismo sempre più oggetto di una concorrenza spietata. E calano le presenze&
"Qualche giorno fa ho presenziato agli 'stati generali' con gli operatori del settore. Negli ultimi due anni sono emerse difficoltà, ma la tenuta del sistema-Adriatico c'è. Siamo però davanti a cambiamenti significativi nella qualità dei servizi richiesta e anche qui bisogna innovare".
Ci si lamenta di qualità calante e di prezzi crescenti. Come rimediare?
"Abbiamo un patrimonio che ci aiuterà molto: la cultura dell'ospitalità, che non si crea in poche settimane. Il futuro non sta nell'artificiosità delle vacanze, nei villaggi, nella generalizzazione delle offerte. Sta nell'identità; e da qui partire per migliorare la qualità ambientale e la qualità ricettiva, anche se dovremmo approfondire i confronti e constatare che rimangono superiori o almeno pari a tante altre millantate località all'estero. Penso piuttosto all'opportunità di offrire nuovi servizi. E dobbiamo governare con intelligenza la filiera dei prezzi".
E non considerare i turisti e i villeggianti 'vacche da mungere'&
"Guardi che il livello di fidelizzazione dei turisti verso l'Adriatico è molto alto. Non vedo gli operatori come dei 'mungi-vacca'. C'è solo da lavorare, tutti insieme, per promuovere un processo di modernizzazione e di innovazione. E ce la faremo".
L'Emilia-Romagna è una regione particolare, con molte realtà diverse fra loro, Rimini non è Piacenza, Parma non è Bologna, Ferrara non è Modena. Dà problemi il loro assemblaggio?
"Ci sono molte cose che tengono unita la regione in modo profondo. Per esempio quello che io considero essere nel dna di tutti, la cultura della solidarietà, da Rimini a Piacenza. Guai allora a vedere questa realtà complessiva come se ci fossero situazioni a se stanti. Ora dobbiamo fare in modo che Bologna diventi una delle nuove capitali europee, che Parma sia davvero un punto di riferimento nell'agroalimentare, che Rimini riaffermi un ruolo di leadership europea nel turismo, Piacenza nella logistica".
Quindi lei mantiene volentieri il trattino che comunque lega Emilia e Romagna&
"L'idea di dividere la Romagna dall'Emilia è un'idea prima ancora che sbagliata incomprensibile. Una cosa è parlare dell'identità, delle culture, delle specificità, che vanno valorizzate; una cosa è pensare di spezzare una regione per costruire due debolezze. Fra le prime quindici regioni in Europa, ce ne sono tre italiane, la Provincia di Trento, la Lombardia e l'Emilia-Romagna. Spezzare l'Emilia-Romagna non è solo un danno a noi, è un colpo al Paese".
E c'è chi vorrebbe fare anche la Lunezia&
"Sì, sarebbe Parma, un pezzo di Mantova, un pezzo di Massa Carrara, un pezzo di La Spezia. E magari qualcuno vorrebbe la Provincia autonoma di Piacenza. Facciamo una foto e mettiamole anche la data: certamente prima del 1860!".
Forse per fare anche qualche Consiglio regionale e qualche decina di consiglieri regionali in più&
"Io sono nettamente contrario all'ipotesi di separare la Romagna dall'Emilia e non so quale sia la motivazione che ha portato il centrodestra a incamminarsi su questa strada".
Nelle previsioni, lei si avviaverso un secondo mandato. E dopo? Un terzo mandato?
"No. Un terzo mandato no. Io amo molto la mia terra e amo molto impegnarmi. Ma è bene cambiare, non lo dico per me ma per questa complessiva realtà che è la Regione".
Lei oggi ha 50 anni scarsi. Avremo un pensionato-baby in più?
"No, questo no. Non è nel mio dna. Spero di fare qualcosa ancora utile".


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