Resto del Carlino/Bologna: Una boccata d’ossigeno ad aprile
Quando Roma manderà alle nostre scuole sull’orlo della bancarotta i soldi necessari per coprire il 40% degli 11 milioni che materne, elementari, medie e superiori hanno già speso per pagare gli stipendi dei supplenti
Una boccata d’ossigeno ad aprile: lo Stato |
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A BOCCATA di ossigeno arriverà ad aprile. Quando Roma manderà alle nostre scuole sull’orlo della bancarotta i soldi necessari per coprire il 40% degli 11 milioni che materne, elementari, medie e superiori hanno già speso per pagare gli stipendi dei supplenti.
L’annuncio arriva in sincronia dal direttore generale dell’Ufficio scolastico regionale, Luigi Catalano (che a marzo riunirà i suoi dirigenti in videoconferenza) e dal dirigente dell’Ufficio provinciale, Paolo Marcheselli, confermato anche dal viceministro all’istruzione Mariangela Bastico, da un convegno a Modena.
«E’ un acconto, ma almeno sono risorse che arrivano«, spiega Catalano, guardando al bicchiere mezzo pieno. Una specie di ciambella di salvataggio visto che «siamo alla canna del gas».
MEGLIO ACCONTENTARSI, dunque. Anche se dei 2 milioni di debito del 2005, al momento, non c’è traccia. Obbligando così i presidi a trascinarsi dietro per non si sa ancora quanti mesi, quel ‘rosso’ che, da qui alla fine dell’anno, potrebbe tornare ad essere profondo qualora non arrivi la seconda tranche in grado di azzerare il 2006. Il rischio, infatti, è che sulle scuole oltre a gravare l’esposizione sul 2005 e sul 2006, si aggiunga anche quella che si sta formando da gennaio 2007.
Un bel pasticcio a cui bisognerà mettere mano. Ad esempio, ipotizza Marcheselli, evitando di distribuire tutto il fondo delle supplenze in base al totale degli insegnanti in regione. «Perchè — si chiede Marcheselli — non dare l’80% di quel fondo su base pro-capite e il restante 20% per interventi perequativi laddove ce ne sia effettivo bisogno?»
Anche l’Flc-Cgil è per la linea dell’intervento immediato. «Il problema — avverte il segretario provinciale Sandra Soster — va risolto alla radice perchè la situazione, ormai, è divenuta insopportabile. Il fatto è che, purtroppo all’orizzonte non si profila una seria prospettiva di risanamento». Una delle voci che mettono più a rischio il bilancio di una scuola è la maternità. Ne basta una (il costo si aggira sui 40mila euro) per mandare in tilt tutto. «Ma non dovrebbe essere la scuola a pagare la maternità — suggerisce Soster —, bensì direttamente il ministero del Tesoro. E’ una questione di welfare».
Auspicabile se non fosse che il posto rimasto vuoto deve essere coperto da un supplente. A questo punto l’importante è che non accada (come in realtà è avvenuto) che un preside ha dovuto pagare, contemporaneamente, sulla stessa cattedra tre diversi insegnanti che ogni volta rimanevano incinta con una gravidanza a rischio.
«Da mesi stiamo denunciando la situazione – rivela Patrizia Prati della Cisl Scuola -. Siamo arrivati al limite. Bisogna trovare una soluzione che tuteli i diritti dei lavoratori, dei presidi, ma anche degli studenti e delle loro famiglie». Federica Gieri |