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Resto del Carlino/Bologna: Niente soldi per i supplenti: lo Stato in debito per 13 milioni

I presidi: «Situazione inaudita. Non possiamo onorare i contratti»

23/02/2007
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Il Resto del Carlino

Niente soldi per i supplenti: lo Stato in debito per 13 milioni

I presidi: «Situazione inaudita. Non possiamo onorare i contratti»

di FEDERICA GIERI

S E FOSSERO aziende avrebbero già dovuto portare i registri contabili in tribunale e dichiarare fallimento. Per fortuna non lo sono. Ma le nostre scuole statali (istituti comprensivi o circoli didattici non fa differenza, si salvano a mala pena le superiori) sono sull’orlo della bancarotta. A mandarcele, per assurdo, è il loro stesso datore di lavoro, lo Stato che non manda i soldi per pagare gli stipendi dei supplenti. Rischiando così di fargli chiudere i battenti.

«L’INAUDITA, straordinaria e rilevante situazione di debito è ormai un’emergenza e renderà inevitabile una pubblica azione di denuncia dell’impossibilità di erogare il servizio scolastico».

Niente soldi, nessun supplente. Più chiaro di così. Sono gli stessi presidi a scriverlo, attraverso i loro sindacati, in un disperato Sos al ministro dell’Istruzione, al prefetto, al direttore dell’Ufficio scolastico regionale e a quello provinciale. «Non siamo più in grado di onorare i contratti di supplenza attivati e futuri», avvertono Alessandra Francucci (Flc-Cgil), Umberto Pampolini (Cisl Scuola) e Domenico Cassino (Uil Scuola). «Il blocco alle nomine dei supplenti» che ne potrebbe derivare «porterebbe ad una grave riduzione del diritto costituzionale all’istruzione”.

UNDICI i milioni che Roma deve sborsare per ripianare il credito dei presidi per il 2006. A questi ne vanno aggiunti, all’incirca, altri 2 milioni per azzerare il 2005. Tredici milioni di stipendi che le scuole, per non lasciare a secco i supplenti, hanno già pagato. Come? Prendendoli , con l’ok di piazza XX Settembre e via Castagnoli, dai fondi per pagare la carta per la fotocopiatrice o le attività integrative. Fondi che, non essendo ripianati, ora sono del tutto prosciugati. Così, in media, ogni comprensivo o circolo didattico della provincia vanta un’esposizione che si aggira «sui 100mila euro», scrivono Francucci, Pampolini e Cassino. Con punte, per qualcuno, anche di 150mila euro. Oltretutto, da un punto di vista legale, «siamo esposti alle legittime rivendicazioni del personale precario».

Non nega la drammaticità della situazione il dirigente dell’Ufficio scolastico provinciale, Paolo Marcheselli. «Siamo in grande sofferenza, aspettiamo una prima tranche ad aprile», aveva commentato un paio di giorni fa nell’apprendere che, in totale, le scuole regionali vantano un credito dallo Stato di 60 milioni di euro: 15 milioni nel 2005 e 45 nel 2006.


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