Resto del Carlino/Bologna: I presidi minacciano: «Dichiariamo fallimento»
L’Usp chiede indietro i soldi anticipati
di FEDERICA GIERI
«ARRIVEREMO a portare i libri in Tribunale, dichiarando il fallimento delle scuole. Lo Stato farà causa a se stesso». Eccolo il gesto clamoroso che, per Sandra Soster dell’Flc-Cgil, alcuni presidi esasperati potrebbero arrivare a compiere se Roma non si deciderà a mandargli i soldi dovuti. E cioè quei 10 e passa milioni di euro che i dirigenti hanno speso, anticipandoli, nel biennio 2005-2006 per pagare i supplenti. Euro che il ministero dell’Istruzione non ha ancora restituito.
«E’ un’ipotesi — conferma Umberto Pampolini, preside del comprensivo ‘Croce’ a Casalecchio di Reno —. La situazione continua a peggiorare. In giro ci sono già solleciti e diffide che rischiamo diventino ingiunzioni di pagamento».
A far esplodere la crisi nella sua drammaticità è una lettera del 17 aprile. Dodici righe con cui l’Ufficio scolastico provinciale chiede ai presidi di restituire «con la massima urgenza» i 5.200.000 euro, anticipati a fine 2006 per aiutarli a far fronte alle buste paga di novembre e dicembre. Un’operazione che, tra l’altro, incassò il placet dell’Ufficio scolastico regionale alle prese con un debito di 60 milioni di euro. Perplessa sul momento scelto è la Cisl Scuola.
Il «perchè ora» lo spiega il dirigente dell’Usp, Paolo Marcheselli: «Dobbiamo cominciare pagare alle imprese le fatture in scadenza». I cinque milioni via Castagnoli li aveva, infatti, attinti dal fondo per l’appalto delle pulizie nelle classi. Un ‘buco’ che l’Usp avrebbe potuto ripianare se fosse stato ancora operativo il vecchio sistema di finanziamento delle scuole. Che non prevedeva l’accredito diretto, ma il transito delle risorse sul conto corrente di via Castagnoli che, a quel punto, avrebbe potuto trattenere a monte la somma.
Arrivata a freddo, questa ‘ingiunzione’ di pagamento ha lasciato di stucco i presidi. «Ci siamo rimasti male – racconta Pampolini —. Eravamo consapevoli che quei soldi fossero un prestito, ma speravamo di non doverli restituire. Almeno non adesso». Con i bilanci in profondo ‘rosso’, senza un soldo per comprare la carta per la fotocopiatrice o, peggio ancora, per garantire lo stipendio a chi sta lavorando gratis da mesi.
SPREMERE gli ultimi spiccioli sarà, quindi, l’imperativo dei prossimi giorni. Per Pampolini, «più del 50% degli istituti non ha soldi e quindi non potrà restituire nulla. Altri hanno la somma richiesta, ma sono incerti sul da farsi perchè verserla vuol dire ritrovarsi a secco. Infine il 10-20%, per lo più superiori, ha ancora liquidità». Una prospettiva quest’ultima condivisa da Marcheselli: «Le superiori hanno le casse più robuste. Partiamo da lì. Quando potranno, ci pagheranno anche gli altri». E aggiunge: «A dicembre non potevano preventivare le difficoltà che le scuole avrebbero avuto ora».