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Repubblkica-Palermo-Genitori, insegnanti e precari viaggio tra le ansie da primo giorno

IL REPORTAGE Ore facoltative, moduli aboliti, bidelli che non puliscono le aule. L'inizio delle lezioni è una gimkana Genitori, insegnanti e precari viaggio tra le ansie da primo gio...

23/09/2004
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la Repubblica

IL REPORTAGE
Ore facoltative, moduli aboliti, bidelli che non puliscono le aule. L'inizio delle lezioni è una gimkana
Genitori, insegnanti e precari viaggio tra le ansie da primo giorno
la mamma "Mi hanno detto che non sanno come applicare la riforma"
l'alunna "Ma davvero non studieremo più la storia antica?"
ALESSANDRA ZINITI


Sabine è tedesca, ma ha sposato un palermitano, vive al Borgo vecchio, insegna all'Università di Palermo e ha due figlie che frequentano la scuola elementare. La più grande oggi inizia la quinta, ma Sabine è già in cerca della scuola media in cui iscriverla. Ne ha girate quattro, giusto per farsi un'idea, e naturalmente ha chiesto ai presidi il famigerato Piano formativo. Non le hanno riso in faccia per cortesia, ma quasi. "Mi hanno guardato come un'aliena, mi hanno detto che non avevano neanche le idee chiare su come applicare la riforma Moratti ora, a partire da oggi, con quali e soprattutto con quanti insegnanti, con quante ore, con che progetti. Figurarsi se avevano qualcosa da proporre per l'anno prossimo. A questo punto, mi ritengo fortunata che mia figlia andrà alla media solo nel settembre 2005 e compiango i poveri ragazzi che faranno da cavia".
Sabine è tedesca e, a Palermo, pretendere a settembre che le scuole siano in grado di rispondere ai quesiti dei genitori per l'anno scolastico successivo è una chimera.
Fuori dal cancello della media Publio Virgilio Marone, un'altra mamma ascolta e dà il suo contributo aggiungendo altri interrogativi. "Ventisette, trenta, trentatrè ore, qui non si capisce più niente. Io avevo capito che bisognava scegliere un modulo, ma adesso pare non sia più così. Qui, almeno, tutte le classi fanno le trentatrè ore, dicono che la nuova preside è tosta, ha un pugno di ferro. A me va anche bene così, basta che garantiscano ai nostri figli una didattica adeguata e soprattutto la continuità delle lezioni e non comincino con scioperi, supplenti, bidelli e quant'altro".
Insomma, a meno di ventiquattro ore dall'avvio ufficiale del nuovo anno scolastico, la riforma Moratti trova disorientati alunni e genitori e impreparate le scuole. Presidi e direttori didattici in queste ore lavorano come forsennati con convocazioni e graduatorie e l'esercito dei professori precari è pronto ad "accoltellarsi" per aggiudicarsi qualche ora in più. Maria, 40 anni, una vita da precaria a fare su e giù dalle Madonie e a dividersi tra scuole diverse da un capo all'altro della città, martedì è stata buttata giù dal letto e chiamata per la convocazione. Dopo una mattinata d'inferno è tornata a casa con un "bottino" di otto ore. "Per ora si comincia così, poi vediamo. Ogni anno è la stessa storia, anzi è sempre peggio. Ho preso queste ore, ma il mio punteggio, la graduatoria erano sbagliati. E adesso aspetto anche la chiamata dal liceo fuori Palermo. Poi, come sempre dovrò cercare di non fare coincidere questa manciata di ore. Questa è la vita da precari, precari ormai storici, anzi cronici. Con quali speranze non lo so più. Noi precari siamo sempre di più".
Ansie e incertezza quella dei docenti precari che, da quest'anno, cominciano a contagiare anche professori di ruolo, soprattutto alle scuole medie. Il rischio è quello della mobilità, della perdita della cattedra, del cambio di scuola, della "conversione" ad altra materia. "Io davvero non mi sento più sicura di niente - dice un'insegnante di lettere - ho un'onorata carriera alle spalle, non sono certo alle prime armi, eppure la riduzione di ore di italiano, insieme a quelle di inglese e di tecnica, prevista dalla riforma, farà contrarre in maniera sensibile il monte ore di ciascuno di noi. E già molti presidi hanno messo le mani avanti dicendoci che non sono più in grado di garantire la nostra permanenza a scuola".
Moduli, progetti interclassi, alunni e genitori cercano di orientarsi nella giungla del "facoltativo" per poi scoprire, in più di un caso, che in molte scuole hanno già trovato il modo di far diventare il facoltativo obbligatorio. La signora Teresa, tre figli da accompagnare in tre scuole diverse, media, elementare e materna, non sa come dividersi. "Mi ero illusa che avrebbero preso il piccolo alla materna dello stesso istituto comprensivo dove mia figlia frequenta la terza. Sono mesi che strombazzano questa storia dell'anticipo, mio figlio ci rientra di diritto, ma mi hanno detto che posti non ce n'è. Non ci sono soldi per gli insegnanti. E allora, considerato che io lavoro, l'ho iscritto a un asilo privato. E il grande, in prima media, mi costringono a farlo uscire alle due del pomeriggio per fare delle attività facoltative che non sappiamo neanche cosa siano. E lo sa, qual è l'assurdo? Che il preside ci ha detto che queste ore "in più" le piazzerà nell'orario a metà mattinata. Dunque, o ci veniamo a riprendere i figli alle dieci e mezza per riportarli alle undici e mezza (cosa praticamente impossibile per chi lavora) oppure li iscriviamo ai corsi con le trentatrè ore. È l'unico modo che hanno per cercare di non avere personale docente in esubero. Comprensibile, ma lesivo dei diritti degli alunni e delle loro famiglie".
Domande senza risposta. Al Garibaldi, Francesca e un paio di compagne si assiepano dietro il cancello per controllare l'orario delle lezioni. "Ma dai, è vero che adesso non studieremo più la storia antica?". "Che intendi per storia antica, Greci, Romani, gli imperatori, o persino il medioevo?". "Non lo so, ma se è così è mondiale, almeno qualcuno ci spiegherà che succede ora nel mondo". Alla elementare Trinacria, un papà chiede notizie dell'ormai famoso tutor. "C'è e se c'è che fa, il superinsegnante, il docente sperimentale, il coordinatore, o che altro?". Allo scientifico Cannizzaro, dopo l'allarme del preside Aldo Zanca, una mamma arriva a verificare l'allarme bidelli. E racconta: "Ho chiesto: "È vero che ne mancano la metà e quelli che ci sono non vogliono pulire?". Sono in quattro, tutti alla guardiola di ingresso. Alzano le spalle. "Bidelli - mi rispondono quasi in coro - noi siamo collaboratori scolastici. I bidelli non esistono più"".


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