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Repubblica-Veneto, niente quorum restano i buoni-scuola

Il referendum era stato sostenuto dalla sinistra Veneto, niente quorum restano i buoni-scuola L'Ulivo si era diviso, il centrodestra aveva invitato gli elettori all'astensione CLAUDIO SALVAL...

07/10/2002
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la Repubblica

Il referendum era stato sostenuto dalla sinistra
Veneto, niente quorum restano i buoni-scuola

L'Ulivo si era diviso, il centrodestra aveva invitato gli elettori all'astensione
CLAUDIO SALVALAGGIO

VENEZIA - Naufraga nel mancato raggiungimento del quorum del 50% il referendum promosso in Veneto dalla sinistra per l'abrogazione della legge regionale sui buoni scuola, varata lo scorso anno dal Polo. L'affluenza, infatti, si è arenata su una soglia molto bassa. Del resto i risultati degli ultimi referendum non lasciavano ben sperare: 23% l'altra domenica in Friuli Venezia Giulia per la legge elettorale regionale (dove però non era necessario alcun quorum) e 40% sul titolo V della Costituzione. A spiegare la bassa affluenza di questa prima consultazione referendaria della storia politica veneta vi sono la carenza di informazione, la poco incisiva campagna dell'Ulivo, che è riuscito a dividersi anche su questo referendum (con la Margherita schierata per il no), e il corale invito all'astensione da parte del centrodestra e del mondo cattolico.
Il Veneto è stato la prima regione d'Italia ad introdurre i ''buoni scuola" con una legge che prevede "interventi a favore delle famiglie degli alunni delle scuole statali e paritarie", cioè private. Ma secondo la sinistra i buoni sono assegnati quasi esclusivamente alle famiglie con figli nelle private e anche con redditi alti. Come? Concedendo i buoni solo per "spese relative a tasse, rette, contributi di iscrizione e funzionamento" (che si pagano solo delle private) e per una soglia minima di 154 euro (che non si raggiunge quasi mai nelle scuole statali). Sono escluse tutte le altre spese per libri, mense, trasporti e attività integrative. Inoltre i buoni sono stati scaglionati in tre fasce di reddito (da 0 a 30 milioni di vecchie lire, da 30 a 60 e da 60 a 80) ma con detrazioni di 10 milioni per ogni componente del nucleo familiare, consentendo così ai redditi alti di scendere verso il basso. I dati confermano le contestazioni della sinistra: nel 2000-2001 sono stati assegnati 15.114 buoni su 24.300 studenti della scuola privata, e solo 247 ai 490.000 mila studenti della scuola pubblica, tanto che ai privati sono stati erogati 17,5 miliardi di vecchie lire, a fronte dei 180 milioni al pubblico. Il 45% dei buoni, inoltre, è stato assegnato a nuclei con redditi annui dai 40 a 100 milioni di lire.
La Margherita veneta, guidata da Massimo Cacciari, aveva tentato di evitare uno scontro ideologico sulla legge proponendo di sostituirla con una legge organica sul diritto allo studio ma, nonostante la sponda favorevole del Ccd-Cdu, il resto del centrodestra aveva risposto picche definendo l'iniziativa "una simpatica boutade". Così la Margherita si è schierata per il no, sostenendo che "non si abroga una legge solo perché è applicata male". Il centrodestra ha preferito invitare gli elettori all'astensione definendo "inutile" la consultazione e il governatore forzista Giancarlo Galan ha parlato addirittura di spreco "per una spesa referendaria di 20 milioni di euro, più del doppio dei fondi stanziati per i buoni".


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