Repubblica/Torino: "Tempo pieno a rischio in due elementari su tre"
Piotto: se vince il ministro, sarà smantellato
STEFANO PAROLA
«Solo a Torino le scuole elementari hanno il 64 per cento delle classi che fa il tempo pieno. Un sistema che rischia di essere smantellato». Nel mirino di Igor Piotto, segretario provinciale della Flc Cgil, c´è il decreto Gelmini. Un provvedimento che prevede una serie di modifiche al sistema scolastico italiano che da giorni fa infuriare i sindacati piemontesi.
Piotto, perché oggi Flc-Cgil, Cisl e Uil Scuola scenderanno in piazza?
«La mobilitazione di oggi risponde alla necessità di unire i lavoratori della scuola, docenti e personale tecnico-amministrativo, insieme ad un pezzo di opinione pubblica che è sensibile a questi temi e che potrebbe essere direttamente coinvolta dalle conseguenze di questi provvedimenti».
In che senso?
«Stiamo andando incontro alla distruzione di un sistema scolastico, con la possibilità di passare ad un modello di tipo privato e di perdere il principio di uguaglianza. Non è una sfida che riguarda solo i lavoratori della scuola, ma tutta la società. Ed è per questo che oggi, con noi, sfileranno anche i rappresentanti di altre categorie».
Tutta colpa del maestro unico?
«In ballo non c´è solo quella misura, ma tutta una serie di modifiche sulla scuola media e superiore: forte riduzione delle risorse, aumento del numero di studenti per classe, diminuzione del tempo-scuola. Tutto ciò avrà ricadute negative soprattutto sugli alunni con maggiori difficoltà, che non avranno più gli stessi diritti degli altri».
Sembra però che tra i docenti ci sia ancora un certo divario tra chi si è reso conto della situazione e chi no. È così?
«Quel divario si è ridotto. Da un lato i sindacati hanno svolto un´azione informativa su quello che stava succedendo, dall´altro hanno cercato il contatto diretto con i lavoratori. A metà ottobre concluderemo il giro di 330 assemblee che stiamo facendo nelle scuole del Torinese. In più abbiamo incontrato molti genitori e i tanti comitati che stanno nascendo in difesa della scuola pubblica».
A fine mese dovrebbe essere proclamato il tanto sospirato sciopero nazionale della categoria. Non è troppo tardi?
«Abbiamo perseguito come sindacati confederali un percorso unitario. È stato lento e faticoso, ma era l´unico modo per avere un coinvolgimento di un´ampia platea di lavoratori. Bisognava erodere il consenso che la maggioranza era riuscita a creare intorno a questi provvedimenti».
In Piemonte, le tre sigle sindacali sono riuscite a firmare unitariamente una richiesta di sciopero nazionale ai vertici del sindacato. Perché a Roma non sembrano essere così uniti?
«Mantenere un profilo unitario a livello locale è stato molto importante. Ci ha accomunato la volontà di dare tutti insieme un percorso e uno sbocco ai lavoratori. Per il resto, non posso che augurarmi che sia possibile proiettare l´unitarietà torinese anche a livello nazionale».