Repubblica/Torino: Superiori, gioco a incastri per applicare la riforma
Sui criteri regna il caos. Primo vertice Non si sa dove confluiranno alcuni indirizzi di studio E il tempo stringe
STEFANO PAROLA
Dalla prossima settimana scatteranno in molte scuole superiori di Torino scatteranno le elezioni dei rappresentanti d´istituto. Le operazioni dovranno concludersi entro il 31 ottobre, data entro la quale saranno nominati anche i ragazzi che si faranno portavoce della loro scuola nella Consulta provinciale. La novità di quest´anno è che quest´ultime cariche avranno durata biennale anziché annuale. Una volta eletti tutti i suoi membri, l´organo studentesco provinciale si riunirà il 12 e il 13 novembre per eleggere la giunta e il presidente dei prossimi due anni.
Le ex magistrali diventeranno licei delle scienze umane, gli istituti tecnici confluiranno in due settori con più indirizzi e anche i professionali cambieranno pelle. Questa è la riforma degli istituti superiori che partirà il prossimo anno scolastico, espressa a parole. Perché nei fatti è un gioco di incastri che si preannuncia molto problematico per almeno due motivi. Il primo è che il tempo stringe perché, come spiega l´assessore all´Istruzione del Piemonte, Gianna Pentenero, «dobbiamo completare il piano dell´offerta formativa regionale entro il 31 dicembre di quest´anno». Il secondo è che sui criteri da adottare regna il caos, perché il ministro dell´Istruzione Mariastella Gelmini ha annunciato la volontà di partire l´anno prossimo ma non ha ancora dettato le linee guida.
Ieri l´assessore Pentenero ha fatto un primo punto della situazione con i dirigenti scolastici, i sindacati e l´Ufficio scolastico regionale. Proprio dal direttore generale Francesco De Sanctis sono arrivate le uniche buone notizie della giornata. Una è che la riforma del secondo ciclo riguarderà soltanto le prime classi e non anche le seconde come invece doveva essere in un primo momento. L´altra è che la scadenza per le iscrizioni slitterà da fine gennaio a fine febbraio, per consentire a famiglie e studenti di potersi orientare.
Il resto è fatto di una moltitudine di punti interrogativi. Il più grosso riguarda i cosiddetti "buchi". Il ministero ha preparato delle "tabelle di confluenza" in cui spiega come incasellare nel nuovo assetto gli indirizzi scolastici già esistenti. Il sistema piemontese passerà da 44 percorsi a 12 e da 104 indirizzi a 23. Ma non si capisce dove andranno a finire alcuni di essi. Per esempio, lo scientifico-tecnologico rientrerà nel liceo scientifico? Può essere, ma esistono anche istituti tecnici che hanno attivato questo tipo di offerta. Un´ambiguità che potrebbe disorientare circa 1.700 ragazzi potenzialmente interessati. Poi non è chiaro se l´indirizzo "erica" degli itc debba confluire nel nuovo istituto per il turismo, o che fine farà la specializzazione aeronautica. Certo, i presidi avranno un po´ di autonomia, potranno gestire tra il 20 e il 30 per cento delle ore di lezione, ma lamentano di avere le mani legate senza risorse.
Durante la tavola rotonda è emerso di tutto. «Le scuole e i dirigenti scolastici sono molto preoccupati, perché questa riforma non è pronta», ha commentato Tommaso De Luca (Asapi), mentre Nicola Puttili (Andis) ha spiegato che «le novità legate ai tecnici e ai professionali non potranno essere messe in atto perché ormai da due anni non si investe sui laboratori e perché ci vogliono non solo risorse ma anche organici adeguati». Enzo Pappalettera (Cisl) ha sottolineato la mancanza di tempo: «Dobbiamo fare in fretta, perché se il prossimo anno un corso parte male rischiamo di far fallire un intero ciclo scolastico di cinque anni. E rischiamo un putiferio nei licei artistici». Preoccupato anche l´assessore provinciale Umberto D´Ottavio: «Il piano dell´offerta formativa richiederebbe due o tre anni per essere elaborato. Bisogna tenere conto della dimensione delle scuole e della sicurezza, dei trasporti, dell´organico. E l´Ufficio scolastico regionale non può evitare di dirci su quali criteri dobbiamo basarci».