Repubblica/Torino: Scuola, per i corsi di recupero ora arriva il "prof a chiamata"
Sono docenti in pensione e anche neolaureati a caccia di un lavoretto estivo. Stesso ruolo ma non stessa paga, denunciano i sindacati
Maturità senza quadri, processione nelle segreterie
FEDERICA CRAVERO
Ci sono i professori in pensione, che tornano in cattedra per arrotondare o per nostalgia. Ci sono i neolaureati a caccia di un lavoretto estivo. Ci sono i precari che ne approfittano per continuare a lavorare nonostante il contratto sia finito a giugno. E poi ci sono le cooperative, che hanno fiutato nuovi appalti. Tante figure per uno stesso ruolo: tenere i corsi di recupero nelle superiori per i ragazzi che nello scrutinio di fine anno sono stati «sospesi dal giudizio» in una o più materie, ovvero rimandati a settembre, come si diceva una volta, che in Piemonte sono stati il 23,33 per cento degli alunni scrutinati, in tutto 121.186 studenti. Non sempre, infatti, le scuole riescono a gestire le attività di recupero, che nella maggior parte degli istituti terminano il 20 luglio, con il personale interno. Ecco allora la necessità di reperire nuovi insegnanti, a discrezione del preside. Stesso ruolo ma non stessa paga, denunciano i sindacati. Se infatti un docente dell´istituto per l´attività extra dei corsi di recupero percepisce 50 euro lordi all´ora, come da contratto nazionale, per gli altri il pagamento è a discrezione del preside e generalmente è al ribasso. Soprattutto la tendenza a pagare meno si registra con i neolaureati, pagati spesso la metà degli altri, mentre in molti casi le scuole danno agli insegnanti in pensione la stessa cifra che ai loro docenti. «Pagare meno gli esterni non è di per sé illegale - afferma Igor Piotto, segretario della Cgil-Flc - ma è immorale perché crea una situazione di disparità e soprattutto pone delle domande importanti quando si introducono forme di intermediazione del lavoro». Un caso è quello dell´istituto agrario Dalmasso di Pianezza: «Lì per fornire insegnanti per i corsi estivi è stato dato l´appalto alla onlus La casa del sorriso, che paga i suoi docenti 15 euro all´ora con un contratto di prestazione d´opera - afferma Sergio Pomesano, della Cgil-Flc - Sarà un scelta dettata da ragioni di fondi, perché non tutti gli istituti hanno già ottenuto i finanziamenti. Ma si potevano ridurre le ore dei corsi da 15 a 10-12, salvaguardando la professionalità e la dignità del lavoro, invece di tagliare sulla retribuzione».
Ma il sospetto è che addirittura vi siano insegnanti precari che hanno terminato il loro incarico a fine giugno che, pur di compiacere il preside per assicurarsi la supplenza dell´anno successivo, stiano lavorando in nero a costo zero. D´altra parte per i precari lavorare a luglio per più di cinque giorni significa perdere il diritto al sussidio di disoccupazione di 800 euro e in pochi sono disposti al sacrificio. In realtà questa situazione tocca il 6,24 per cento dei casi in tutto il Piemonte, visto che i professori interni sono 93,76 per cento, come confermano i dati dell´ufficio regionale del Miur. Ma in realtà poi la situazione varia da scuola a scuola e in alcune metà degli interni non si è reso disponibile per ragioni personali o perché impegnato con la maturità.
E proprio gli esami di stato che si stanno concludendo in questi giorni hanno già dato vita alle prime processioni in segreteria per ritirare il certificato con il proprio voto, visto che da quest´anno sui tabelloni esposti compare, per la privacy, solo la dicitura «diplomato» o «non diplomato».