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Repubblica-Torino-Ricchi e poveri dell'ateneo

L'INCHIESTA Gli stipendi e le carriere dei duemila universitari torinesi "Ricchi" e "poveri" in cattedra Ecco la busta paga del sapere Il più pagato è il rettore ma u...

19/05/2005
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la Repubblica

L'INCHIESTA
Gli stipendi e le carriere dei duemila universitari torinesi
"Ricchi" e "poveri" in cattedra Ecco la busta paga del sapere
Il più pagato è il rettore ma un neoassunto deve accontentarsi di 1.209 euro al mese
L'età media degli ordinari è di 59 anni A Lingue i più anziani Veterinaria più "verde"
TIZIANA CATENAZZO


All'Università, luogo eletto per spiriti eletti, in cui la ricerca è passione, e viceversa, si storce il naso quando si parla di stipendi. Eppure ci si "soppesa" a vicenda. Certo, si sa che la consistenza dipende tutta dall'anzianità di servizio, e più ancora dalle attività professionali che si svolgono fuori dal Palazzo, più che al suo interno, ma le differenze a volte pesano comunque. E quindi si tacciono, mentre i più giovani, i neoassunti, in genere le ignorano.
Ovviamente il più ricco è il rettore, il quale tuttavia non ci ha guadagnato poi tanto, assumendo l'incarico da "Magnifico", visto che l'indennità aggiuntiva (che si aggiunge cioè alla mensilità da professore ordinario con già qualche anno di anzianità) si aggira sui 30 mila euro all'anno. Il più povero, invece, è ovviamente il ricercatore neoassunto, che nel primo anno di assunzione percepisce, appena 1.209 euro (al netto) e si consola al pensiero che con la conferma in ruolo con il giudizio positivo di un'apposita commissione d'esame riceverà circa 1.717 euro. Per passare agli ordinari, si passa da un minimo (iniziale) di 2.543 euro al mese, sempre al netto, fino a un massimo di 5.800, per chi ha all'incirca 40 anni di servizio e di onorata carriera. Nel mezzo i professori associati, che nei primi tre anni percepiscono 2.025 euro al mese, netti, per passare a 2.200 con la conferma, che avviene dopo tre anni.
Bisogna distinguere e mai come in caso di stipendi l'operazione sarà opportuna fra docenti a tempo pieno e docenti a tempo definito. Questi ultimi sono coloro che svolgono una qualche attività professionale, ad esempio di consulenza, all'esterno, ed è di solito grazie a quella che si assicurano maggiori soddisfazioni di budget. E dove si concentra il maggior numero dei part-time accademici? I docenti e ricercatori attualmente impiegati presso l'ateneo con contratti che decurtano il loro stipendio del 40 per cento circa si concentrano nelle facoltà di medicina (sono 41), a economia (33), a giurisprudenza (27). In genere non hanno il "doppio lavoro", invece, i docenti di veterinaria, di scienze della formazione, di lettere e di scienze. Leggi di mercato, probabilmente.
Ma, se il mercato pesa rispetto alle parcelle di avvocati, medici ed economisti, lo stipendio ha da essere valutato anche in relazione all'età. L'anagrafe è cosa di non poco conto, a Palazzo Nuovo. Bisogna infatti tenere presente che l'età media dei ricercatori è di 42 anni, che quella degli associati è di 51 e quella degli ordinari di 59 anni. Rapportati all'età, anche gli importi mensili pur sembrando alti - si ridimensionano. Interessante, anche il rapporto fra le facoltà. A guardare da vicino, infatti, le date di nascita, si scopre ad esempio che gli ordinari più anziani (sui 62 anni) lavorano a Lingue, mentre i più giovani sono proprio i veterinari. Che a psicologia si diventa associati "già" a 48 anni e a giurisprudenza "addirittura" a 46. E che infine, per i ricercatori, i più giovani prestano servizio a farmacia e a psicologia (hanno in media 38 anni) mentre i più "resistenti" al ruolo successivo si annidano a scienze politiche. Anche a medicina si diventa ricercatori piuttosto tardi, verso i 46 anni. Psicologia, in ogni caso, pare la facoltà più significativa: perché accoglie notoriamente tantissimi iscritti (è tuttora una delle più richieste) ma si avvale di un corpo docenti di appena 66 unità, di cui la metà (32) sono ricercatori, 16 sono associati e 18 ordinari.


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