Repubblica-Torino-Presidi chini sui libri per passare di ruolo
Giovedì il concorso. Per 22 posti delle superiori 174 in lizza Presidi chini sui libri per passare di ruolo De Luca, Avogadro: "È dura tornare sui libri a 48 anni" Di Natale...
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Giovedì il concorso. Per 22 posti delle superiori 174 in lizza
Presidi chini sui libri per passare di ruolo
De Luca, Avogadro: "È dura tornare sui libri a 48 anni" Di Natale, media Pola: "Mi piace mettermi ancora alla prova"
TIZIANA CATENAZZO
La scuola capovolta, l'ordine e gli orari disfatti: gli esami? Per quest'anno li fanno loro, i presidi. L'un contro l'altro armati, si stanno misurando con leggi e leggine d'ogni genere e costume, con programmi e conoscenze molteplici e variegate. Le teste chine sui libri. Non è un reality (purtroppo) ma il corso-concorso per diventare presidi "di ruolo" (gli altri, i supplenti, si chiamano "presidi ad incarico"). Saranno 520 ad affrontarsi in esercizi di "bello stilo", l'1 e il 2 settembre: in 174, per i 22 posti nelle superiori, in oltre 350, per elementari e medie. Sgobboni come pochi, stanno ri-allenando il cervello ai collegamenti più disparati e disperati nonostante l'estate e nonostante gli anni (età media, 50-60 anni) con fosforescenti e righelli, e due paia di occhiali ciascuno. E' l'ultima prova, l'ultimo ostacolo: per guidare la scuola dall'alto, dall'unica poltrona che conti. E allora, i consigli dei più "equilibrati": Cristina Forchino, vicepreside del D'Azeglio (sopra la scrivania, "Technopoly. La resa della cultura alla tecnologia" di Postnam; sotto, il cane bianco Ombra, che dorme): "Il tempo per studiare è stato poco, avendo chiuso la scuola a fine luglio, e sinceramente mi sono più volte chiesta cosa mi spingesse a farlo, a questo punto della mia carriera. Ma l'ho scoperta essere un'esperienza assolutamente utile. Mi costringe a pormi dall'altra "parte", di chi studia, e di chi vuol condurre a termine un'esperienza con profitto, ma anche con il gusto, delle cose ben fatte. Per la mia cultura e preparazione personale, anche. Al di là di questo, poi, sto riflettendo in questi giorni sugli aspetti e le finalità del mio lavoro a scuola, e su una scuola diversa dal semplice insieme di individui&".
Tommaso De Luca, vicepreside dell'Avogadro: "Tornare a studiare a 48 anni è dura& Ho letto molto, sfogliato la normativa: più che altro, considero questo "ritorno" ai libri come occasione di formazione, di aggiornamento, di approfondimento. Da professori si guarda all'organizzazione scolastica come a qualcosa di distante, e anzi come a un impedimento della didattica. Con il tempo e l'esperienza acquisita, ho gradualmente reinterpretato il tutto (e quindi anche me stesso): lo staff dirigenziale deve "partecipare" al progetto educativo, non fare solo da supporto alla funzione insegnante, se la scuola è luogo non di insegnamento ma di apprendimento".
Da lidi assolati e remoti (motivi di studio, appunto), Angela Di Natale, preside della media Pola: "Faccio il concorso perché sono una ancora "entusiasta" del mio lavoro, e mi piace mettermi alla prova& In tanti anni da insegnante, e poi da preside incaricato, la passione non è mai scemata, anzi: ci sono oggi molte più possibilità di lavorare bene, grazie all'autonomia, e di assicurare in prima persona la qualità del servizio e il successo formativo degli studenti& Ma ora, a proposito di cervelli in letargo, mi lasci studiare, la prego!".