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Repubblica-Torino-Mia cara Moratti, è giusto ribellarsi"

Mia cara Moratti, è giusto ribellarsi" TIZIANA CATENAZZO Un docente, ex vicerettore, che spiega un teorema in pizzeria. Un altro, ex senatore, che impugna un megafono per fa...

13/11/2004
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la Repubblica

Mia cara Moratti, è giusto ribellarsi"
TIZIANA CATENAZZO

Un docente, ex vicerettore, che spiega un teorema in pizzeria. Un altro, ex senatore, che impugna un megafono per fare lezione. Sessioni di laurea sotto un gazebo. L'Università torinese si è davvero messa in piazza. Qualcuno parla di protesta legittima, ma poco dignitosa. L'Università avrebbe utilizzato solo degli espedienti mediatici. A rispondere all'accusa ci pensa il rettore Ezio Pelizzetti.
"Direi che questa è stata una settimana in cui l'Università nel suo complesso ha dato dimostrazione di un'estrema compostezza e anche di grande serenità. I problemi dell'Università interessano trasversalmente migliaia di famiglie, perché attraversano tutta la società: è stato anzi un bene che le nostre perplessità e preoccupazioni siano uscite all'esterno. Alcuni momenti della protesta sono stati anche originali, come quello a Porta Nuova intitolato alla "magia della chimica": a dimostrazione del fatto che la cultura e la ricerca (scientifica e non scientifica) riguarda tutti da vicino. Che non è solo una questione accademica, un'attività per pochi eletti, ma è patrimonio e problema di tutta la società".
Alcuni studenti affermano di essere stati danneggiati dalla sospensione degli esami e dalle mancate sessioni di laurea, se non addirittura strumentalizzati e costretti a un'adesione passiva?
"La protesta ha riguardato senz'altro una minima parte della popolazione studentesca. E poi non tutte, ma soltanto alcune lezioni, ed esami, si sono svolti per strada: abbiamo inoltre sempre raccomandato ai docenti la tutela dei diritti degli studenti. E gli appelli sospesi, quando anche richiesti da un esiguo numero di iscritti, sono stati reintegrati. Del resto, le posizioni di quanti hanno deciso di protestare in strada, sono assolutamente legittime".
I ricercatori sembrano i più arrabbiati e temono il blocco delle assunzioni per il 2005. Gli ?idonei' guardano a quei colleghi che ricorrendo ai Tar hanno ottenuto il posto vinto con il concorso. Che speranze hanno i ricercatori dell'ateneo torinese?
"Speriamo che il blocco non ci sia. Questo è appunto uno degli obiettivi delle manifestazioni di strada. Di certo, per il 2005, il nostro ateneo non potrà rispondere ai suoi impegni e obblighi senza prevedere nuove assunzioni. Il rapporto tra personale tecnico-amministrativo, personale docente, e studenti, è di forte squilibrio. Abbiamo bisogno di assumere, per garantire non solo i servizi dovuti agli studenti, ma la qualità degli stessi. I ricercatori, in particolare, costituiscono l'ossatura evidente del sistema didattico universitario, e a loro va la mia piena solidarietà: abbiamo già previsto, nel bilancio del 2005, nelle spese di servizio, l'assunzione di 63 ricercatori vincitori di concorso e di un centinaio di professori ?idonei'. Con il prossimo passaggio ai percorsi a Y, corriamo anche il rischio di dover fronteggiare più forti e differenziati impegni, nella didattica".
L'Università di Torino rischia di diventare di serie B?
"Il problema non va posto in questi termini. Bisogna più che altro preoccuparsi degli standard europei e badare a non scendere in basso rispetto alle classificazioni dei livelli formativi e di ricerca, che avverranno sempre più a livello europeo, appunto".
Il ministro Moratti non sta facendo più di tanto, a Roma, per spingere il disegno di legge. Questa protesta è allora solo un'ipocrisia mediatica e politica?
"Nient'affatto. La legge delega è in calendario al ministero per metà dicembre (sì, c'è una certa lentezza?). Ma il ministro dovrà prendere atto della nostra perplessità e dei nostri dubbi. Personalmente ho già espresso posizioni molto chiare, durante l'ultimo Senato accademico, con la richiesta del ritiro del disegno di legge. E opererò, poiché rettore, a livello della Crui. L'Università non è affatto contraria ad introdurre nuove linee strategiche, e di indirizzo, ma chiede di intervenire a un tavolo di lavoro costruttivo, e di confronto. Per difendere e rafforzare il sistema, per lo sviluppo in Italia della ricerca e dell'Università pubblica".


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