Repubblica/Torino: Esami di riparazione, no grazie
Molti ragazzi temono di rovinarsi le vacanze e tifano per i professori che non vogliono tornare prima dalle ferie
Gli studenti bocciano la riforma Fioroni, cauti i presidi
Per il dirigente del Gobetti Bertero la situazione è un po´ confusa: "In troppi sono abituati a portarsi dietro due o tre debiti"
Possibilista la responsabile dell´Alfieri Capella: "Tutti facciamo corsi di riparazione durante l´anno e quindi cambia poco"
MILENA VERCELLINO
Tornano gli esami di riparazione sul cammino degli studenti torinesi, e le reazioni non si fanno attendere. Il giorno dopo l´annuncio del ministro Fioroni, la novità introdotta dal decreto varato mercoledì tiene banco nelle aule e nei corridoi delle scuole superiori e risuona persino sui tram che portano i ragazzi a casa dopo le lezioni. Loro, gli studenti, che non venivano rimandati a settembre dal lontano ‘95, sbuffano sorridenti quando si affronta l´argomento, sfoderando una sincera avversione alla ricomparsa di un provvedimento di una severità, secondo loro, d´altri tempi. Dall´altro lato della cattedra, tra i presidi, regnano cautela e riserbo: quello dei debiti formativi è un problema complesso.
«Per il momento la situazione è un po´ confusa, ci sono molte incognite», dice Giuseppe Bertero, preside del liceo scientifico Gobetti. E aggiunge: «La questione del debito formativo va affrontata seriamente, bene ha fatto il ministro ad inserire questa norma. E´ un bel deterrente: spesso gli studenti sono abituati ad avere 2-3 debiti. Ma per ora l´unica cosa certa sono i corsi di recupero. E per questi interventi bisogna dare alla scuola più risorse» spiega Bertero.
E´ cauta Loretta Maria Tordini, preside dell´istituto tecnico commerciale Quintino Sella: «Non sono sicura che questa possa essere la soluzione al problema, che è molto complesso». Tantopiù che il ritorno al passato non è necessariamente un toccasana: «Non per forza così si migliora, bisogna vedere se questa decisione aprirà prospettive nuove o no», aggiunge.
E´ tiepidamente possibilista Maria Luisa Capella, preside del liceo classico Alfieri: «Sono più contro l´instaurazione degli esami di recupero che a favore, anche se ne comprendo le logiche. Ormai tutti facciamo corsi di riparazione durante l´anno, che ogni scuola gestisce in autonomia - spiega - quindi dal punto di vista economico cambierebbe poco. Ma i ragazzi oggi hanno tempo fino a marzo per colmare i debiti formativi, e dal punto di vista didattico è meglio. Capisco però anche la necessità dell´instaurazione di un criterio oggettivo».
Fuori dal coro Maria Luisa Vighi Miletto, preside dell´istituto Altiero Spinelli: «Sono assolutamente d´accordo con il decreto. Però è importante che queste innovazioni vadano programmate bene, affinché le scuole possano fronteggiare dal punto di vista finanziario e organizzativo la nuova situazione «.
Sul fronte dei contrari ad oltranza, prevedibilmente, gli studenti, che bocciano senza appello il ritorno degli esami "rovinavacanze" dall´oblio ultradecennale: «E´ una soluzione troppo drastica. Meglio il sistema di adesso: abbiamo corsi di recupero durante l´anno, così abbiamo più tempo per colmare il debito, dice Elena Giaccone, 17 anni, della IV C del liceo Gobetti. «Non siamo d´accordo. Riassumo l´opinione di tutti. Studiamo già tanto tutto l´anno» sottolinea il compagno di classe Giorgio Antani, 17 anni. «Ne abbiamo parlato in classe: siamo contro. L´estate, dopo un anno scolastico, viene considerata sacra. Sarebbe un peso eccessivo anche per le famiglie, che dovrebbero rimanere in città», spiega Raphael Theotonio, 15 anni, studente della I D. «E anche per i professori che dovrebbero tornare prima dalle vacanze», aggiunge Edoardo Gentile, 14 anni, I C. Pochi i favorevoli: «E´ una cosa giusta, molti vengono ammessi all´anno dopo anche senza una preparazione adeguata. E´ una buona soluzione per invogliare a studiare di più», dice Fabio Galluccio, 17 anni, della IV C.