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Repubblica/Torino: dirigenti replicano all´assessore: "Non siamo passacarte"

Dopo l´intervista di D´Ottavio a Repubblica sul bullismo, le critiche dei capi d´istituto "Scuola, pagelle anche ai politici"

12/04/2007
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la Repubblica

"L´autonomia in mancanza di fondi e senza poter scegliere i docenti è zoppa"
Rattazzi: "L´unico modo che abbiamo per esercitare qualche potere è associarsi"
OTTAVIA GIUSTETTI

Sì alle pagelle, ma per i politici prima di tutto. «I presidi passacarte» rispondono all´assessore provinciale all´Istruzione dopo che D´Ottavio li ha accusati di essere incapaci di gestire l´autonomia scolastica e le situazioni critiche degli studenti. «Mi stupisce che D´Ottavio abbia fatto una considerazione così pesante - dice Nunzia Dal Vento, presidente di Asapi - dovrebbe sapere che il bullismo è un problema della scuola ma, prima ancora, della società e che i politici dovrebbero fare una riflessione profonda sul fallimento delle istituzioni». Sarebbe molto semplice se fosse vera l´equazione: efficiente dirigente scolastico uguale efficiente scuola senza problemi di bullismo. «Anche a noi piacerebbe fosse così - dice la rappresentante dei presidi delle scuole autonome piemontesi - ma purtroppo il ragionamento da fare è molto più complesso». Sono tutti d´accordo nel dire che l´autonomia di cui parla l´assessore è un´autonomia zoppa: «Possiamo decidere, ma non abbiamo i soldi per farlo - dice Alma Concati del Beccari - da dieci anni, da quando è stata introdotta la cosiddetta autonomia dei dirigenti scolastici, i fondi alla scuola sono diminuiti ogni anno». Dal 2007 saranno tagliati anche quelli per la didattica. «L´unico modo che i presidi hanno per esercitare qualche potere è riunirsi in associazione - dice Giulio Cesare Rattazzi, storico preside dell´Avogadro e fondatore dell´Asapi - attraverso l´Asapi siamo riusciti a fare qualcosa di importante, altrimenti non ci sono gli strumenti sufficienti».
Rattazzi sa bene però cosa vuol dire tenere in pugno una scuola. Quanto è difficile creare un´alleanza con i ragazzi, tenerli a bada ed evitare che si verifichino episodi di intolleranza. «La mia strategia era di creare un rapporto diretto con gli studenti - racconta - dovevo conoscere bene la maggioranza di loro ed era complicato visto che l´Avogadro è l´istituto più grande del Piemonte. Gli allievi se li ascolti sono sinceri e grazie all´alleanza con loro puoi avere il polso di quel che fanno gli insegnanti». È dunque più difficile coinvolgere i professori che gli studenti? «Non si può generalizzare e bisogna ammettere che sono poco motivati - dice Rattazzi - ma concordo con D´Ottavio sul fatto che i professori dovrebbero lavorare a scuola a tempo pieno, come in molti Paesi europei, ovviamente con adeguati stipendi».
«Non sono d´accordo con quel che dice l´assessore - risponde Alma Concati, preside dell´istituto Beccari - per quel che mi riguarda i dirigenti scolastici e i professori fanno molto più di quello che gli compete. Nel nostro istituto per esempio ci sono molti casi di ragazzi difficili che vengono mandati a scuola dai genitori come li manderebbero al bar. Anche se disturbano, rendono impossibile il lavoro agli insegnanti, cerchiamo il più possibile di tenerli a scuola. Sappiamo che sanzioni disciplinari come la sospensione sarebbero ancor più dannose». Al Beccari un´apposita commissione le possibili sanzioni alternative, utili alla scuola, come pulire le aule o le cucine. «Come da noi anche in molti altri istituti gli insegnanti e i presidi si fermano oltre l´orario di lavoro per affrontare questi temi». Non dovrebbe essere un problema dunque introdurre un sistema di valutazione degli insegnanti, come propone l´assessore. «Credo che sia giusto farlo ma dubito che gli insegnati sarebbero d´accordo» dice Giulio Cesare Rattazzi. Avete presente gli oblò di vetro sulle porte delle aule? «Li ho fatti introdurre io - racconta - perché chiunque passasse in corridoio potesse vedere cosa succedeva in aula. Sono passati ormai dieci anni, ma ricordo come oggi quanto si ribellarono i professori a questo progetto, mi accusarono di violare il diritto all´autonomia dell´insegnamento».


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