Repubblica-Torino-Da buono scuola a precari Ecco i nodi da sciogliere
Da buono scuola a precari Ecco i nodi da sciogliere Un vademecum alla vigilia del nuovo anno MARCO TRABUCCO ...
Da buono scuola a precari Ecco i nodi da sciogliere
Un vademecum alla vigilia del nuovo anno
MARCO TRABUCCO
MEZZO milione di studenti, cinquantamila tra maestri e professori, e qualche decina di migliaia tra dirigenti e personale tecnico o amministrativo: è l'esercito della scuola piemontese, quasi il 15 per cento della popolazione regionale, che da domani torna in classe per affrontare il nuovo anno scolastico. Non ci dovrebbero (quasi) essere cattedre vuote questa volta. Ma non per questo mancheranno i problemi. Il piccolo, incompleto, abecedario che segue cerca di riassumere i principali.
A come autunno caldo: lo annunciano Cgil, Cisl, Uil e Snals, uniti in Piemonte sul fronte scolastico come non si vedeva da tempo. I sindacati hanno proclamato lo stato di agitazione della categoria. E minacciano uno sciopero che potrebbe bloccare l'inizio.
B come buoni scuola: la giunta Ghigo ha promesso che ci riproverà a far passare la legge per finanziare chi manda i figli nelle scuole private. La minoranza finora l'ha sempre bloccata. Come già lo scorso autunno rischiano di diventare il tormentone politico stagionale.
C come contratto: quello degli insegnanti è scaduto il 31 dicembre 2001. I sindacati hanno presentato una piattaforma in cui chiedono consistenti aumenti di stipendio e l'avvio di fondi pensione integrativi. Per ora da Roma non è arrivata risposta.
D come d'Azeglio: il più prestigioso liceo di Torino ha cambiato preside. Un saluto a Giovanni Ramella, che lascia la scuola dopo trent'anni è un dovere. Come gli auguri a Franco Massaia, alle prese con una non facile successione.
E come edifici: il dieci per cento degli edifici in Piemonte non è a norma. Pochi, rispetto ad altre regioni, ma sempre troppi. La Provincia di Torino ha comunque iniziato una massiccia campagna di investimenti nel settore.
F come formazione professionale: la sperimentazione che dovrebbe essere avviata in Piemonte trova l'opposizione durissima di molti dirigenti scolastici e dei sindacati. Ma anche nella maggioranza regionale non tutti sarebbero convintissimi.
G come graduatorie: da quest'anno tutti in cattedra fin da luglio. Ma attenzione perché nonostante i recenti concorsi alcune delle graduatorie della scuola secondaria superiore (in particolare in certe materie tecniche, come informatica o tecnologia) sono già esaurite. Ed esaurite sono anche quelle per i docenti di sostegno.
H come handicap: è il buco nero dell'istruzione in Piemonte. Sono diecimila i disabili inseriti nelle scuole, quasi diecimila. Ma mancano gli insegnanti di appoggio specializzati (e gli operatori per l'assistenza a chi non è autonomo). E così una delle categorie che avrebbe più bisogno di continuità didattica si trova spesso di fronte a una vera girandola di insegnanti.
I come Irre: l'istituto di ricerca regionale sui problemi della scuola e della formazione è la prima vittima dello spoil system del governo di centrodestra: un blitz ne ha stravolto gli organi dirigenti escludendo dal consiglio di amministrazione ogni rappresentante del mondo della scuola. Nell'ambiente la faccenda ha creato qualche fastidio.
M come mense: si mangia bene nelle scuole torinesi, ma i pasti sono sempre più cari: da questo mese scattano infatti gli aumenti delle tariffe che, per le fasce più alte arrivano al 70 per cento.
P come precari: sono loro a pagare il prezzo più alto alla ristrutturazione strisciante del mondo della scuola. Saranno loro dopo le tante promesse degli anni scorsi, a rimanere senza lavoro, per il taglio degli organici. I sindacati sembrano essersene accorti, finalmente verrebbe da dire. E promettono battaglia.
R come riforma: si vede ma non c'è. Quella Berlinguer, diventata legge della Stato, c'è, ma non viene applicata. Quella Moratti per ora è un guscio vuoto da cui fuoriescono qua e là sperimentazioni hard.
S come sperimentazione: hard appunto, come l'idea di mandare alla scuola dell'infanzia i bambini già a due anni e mezzo che fa inorridire docenti e direttori di destra o di sinistra. E così quella di far completare l'obbligo scolastico nella formazione professionale. Ma la Moratti (e la Regione Piemonte) non sembrano sentire ragioni.
T come tagli: ci sono, anche se per ora si sentono poco. Agli organici, alle risorse destinate alle scuole che impediscono di proseguire o di avviare nuove attività. E il futuro, a sentire la Moratti, sarà ancor più nero.
U come università: per la prima volta quest'anno Scienze della formazione primaria, la laurea dei "maestri", ha aumentato gli iscritti. Che i giovani abbiano capito che la scuola, dal 2006-2007 quando molti degli attuali insegnanti andranno in pensione, sarà di nuovo una buona occasione per trovare lavoro?