Il preside: quando leggiamo le bozze delle tesi c´è da mettere le mani nei capelli
Eppure la maggior parte degli iscritti arriva nella facoltà dal Classico
OTTAVIA GIUSTETTI
TORINO - Non sarà proprio analfabetismo di ritorno ma poco ci manca. Tutti concordi, professori dell´università e della scuola: i ragazzi non sanno scrivere e hanno una scarsa conoscenza del lessico italiano. Anche i migliori diplomati, quelli che superano i test di ingresso più rigorosi fanno strafalcioni di grammatica e ignorano la sintassi. Lo sanno bene alla seconda facoltà di Medicina di Torino dove, da quest´anno, per le matricole sono organizzati corsi di recupero di italiano. «Non conoscono il significato di banali espressioni lessicali, figuriamoci la loro reazione quando si inizia a introdurre nelle lezioni un gergo più scientifico - dice il preside Pier Maria Furlan - quando ci sottopongono le bozze di tesi c´è da mettersi le mani nei capelli». Quindi, appena entrati, subito ai ripari con la matematica, la chimica e la fisica ma anche con l´italiano, quell´italiano che i vecchi docenti davano per acquisito più o meno alla fine della scuola media.
Non è la prima volta che succede nelle università italiane, ma certo appare strano ora che accada proprio in una facoltà come Medicina 2 dove, nel caso di Torino, sono pochissimi i posti disponibili, contro un numero di domande quattro volte più grande. Qui il test ha la fama di essere molto selettivo ed è sopravvissuta per decenni la convinzione che le matricole siano tra i migliori studenti della città. La maggior parte, tra l´altro, arriva proprio dal liceo classico. «Sicuramente una buona responsabilità è della scuola superiore - dice Maria Clelia Zanini, preside del Cavour, il liceo classico per tradizione più selettivo a Torino - ma c´è bisogno di fare una valutazione più generale sulla capacità di concentrazione degli studenti. A parte qualche caso straordinario sembrano tutti molto distratti. I nostri ragazzi sono motivati, studiosi sopra la media, perché sanno che il liceo Cavour è impegnativo. Eppure l´impressione degli insegnanti è che resti poca traccia di ciò che studiano».
In questi ultimi anni sono diversi gli atenei italiani che hanno introdotto una sorta di test orientativo sulle capacità di scrittura per le matricole. L´obiettivo è valutare la conoscenza della lingua italiana di ognuno, la capacità di scrivere un elaborato. Perché appare chiaro ogni anno di più che i ragazzi arrivano dalla scuola superiore con lacune profonde, sulle regole di base della grammatica e della sintassi, e non sono in grado di scrivere la tesi alla fine del corso. A Torino, la Facoltà di Lettere e Filosofia, organizza lezioni di recupero, o "azzeramento" come è definito tecnicamente, sia in ingresso che alla fine del corso di laurea, proprio prima dell´elaborazione delle tesi. Le lezioni aggiuntive sono obbligatorie solo per i casi più disastrosi ma per molti sono caldamente consigliate. A Medicina si sperava non fosse necessario, già pesavano sul bilancio i corsi di recupero delle materie scientifiche. «Li frequenta più del 35 per cento degli studenti - dice il preside Furlan - evidentemente anche loro si rendono conto di aver bisogno di un grosso aiuto».
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