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Repubblica/Torino: Al commesso serve il diploma

I responsabili: "Oggi in un negozio è necessario anche conoscere le lingue"

15/11/2006
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la Repubblica

LA HIT PARADE
La catena di grandi magazzini cerca giovani addetti alla vendita per il periodo di Natale, con una clausola nuova
L´Upim assume, ma solo chi ha completato la scuola superiore

Le agenzie interinali: "Scelta inusuale, nella grande distribuzione basta la terza media"
DIEGO LONGHIN


Per fare il commesso la licenzia media non basta più, nemmeno se l´impiego è a tempo determinato. Ad aprire la strada è l´Upim. La storica catena di abbigliamento e oggetti per la casa ha da poco avviato la campagna per assumere giovani per il periodo natalizio. Per essere selezionati basta lasciare il curriculum nei punti vendita dove fanno bella mostra di sé gli annunci. Due le caratteristiche principali. Avere tra i 19 e i 29 anni ed essere preferibilmente diplomati. Chi ha solo la terza media, anche se vanta esperienza nel settore o ha seguito corsi di formazione del filone commercio, difficilmente può aspirare al posto. «Tutti le domande vengono prese in considerazione, la nostra è solo una preferenza - spiega Andrea Piacenza, responsabile dell´Upim di via Roma - ormai il diploma è considerato come il livello minimo di scolarizzazione, d´altronde anche l´obbligo scolastico è stato elevato».
In via Roma saranno assunte una quindicina di persone che lavoreranno al massimo per due mesi, da metà novembre in poi. «Si tratta comunque - aggiunge il direttore - di una campagna che punta a coinvolgere studenti universitari in un periodo in cui le lezioni iniziano a scemare». Nel punto vendita di corso Bernardino Telesio hanno già preso alcuni giovani, anche in questo caso diplomati. «La scolarità è importante - dice Ferdinanda Damiani, responsabile del negozio - il nostro non è un supermercato dove la cassiera passa il codice a barre sul lettore ottico, ma un negozio a tutti gli effetti. Bisogna avere un certo tipo di approccio con il cliente ed è richiesto di sapere l´inglese. Il target non può essere altro che quello del diplomato». Le assunzioni riguardano tutti i negozi Upim ed in media saranno una decina per ogni punto vendita le persone assunte per rispondere ai picchi di Natale.
Il problema, però, rimane. Per fare un mese o poco più dietro i banconi dell´Upim bisogna avere il diploma, senza garanzie o speranze che il contratto venga confermato: «In pratica - dice Elena Ferro, segretaria torinese del commercio Cgil - si chiede maggiore preparazione a fronte di un impiego precario. È curioso che un´azienda come l´Upim, che ha appena aperto una procedura di mobilità chiudendo il punto vendita di piazza Sabotino, ora si lanci in campagne di assunzioni». E aggiunge: «Avevamo ragione si mandano fuori i lavoratori più anziani per prendere giovani precari, risparmiando sul costo del lavoro, anche se si preferisce, per non dire che si pretende, un livello scolastico più elevato».
Per Cosimo La Volta della Uil Commercio il diploma non può essere considerato come il titolo minimo per fare il commesso: «Il contratto non lo prevede - spiega - non si tratta di una funzione di responsabilità come caporeparto. Credo che l´Upim, in questo caso, si rivolga soprattutto agli universitari, come nel caso degli accordi weekend che la grande distribuzione fa per permettere agli assunti in pianta stabile di fare il riposo. Tendenzialmente, però, non ci risulta che ci sia in generale un innalzamento del titolo nelle offerte di lavoro».
La conferma arriva anche dalle agenzie interinali, uno dei canali privilegiati della grande distribuzione per il reclutamento di personale: «La maggior parte delle richieste che ci arrivano da supermercati e catene - spiega Arnaldo Carignano, responsabile del Piemonte di Obiettivo Lavoro - non prevede come titolo di studio lo sbarramento del diploma per quanto riguarda gli addetti vendita, un profilo dove la licenza media viene ancora accettata. È possibile però che con l´innalzamento dell´obbligo scolastico si alzino anche le offerte».


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