Torino, polemica su uno slogan che allude alla gravidanza del ministro
MARIO REGGIO
ROMA - Gli studenti tornano ad occupare le strade e le piazze d´Italia. Il 17 novembre è la giornata internazionale per il diritto allo studio, e ieri i cortei hanno attraversato le città di tutta Europa. In Italia più di 150 mila studenti, in 50 città, giovani delle superiori e universitari, ricercatori e docenti precari, chiedono al governo di bloccare i tagli, 8 miliardi e mezzo alla scuola pubblica in tre anni e 700 milioni per il 2010 agli atenei, in nome del diritto allo studio e contro le privatizzazioni della scuola pubblica.
Diecimila studenti in piazza a Roma, molti dei quali brandivano banane, per ricordare che viviamo in una Repubblica siffatta. Il corteo è partito da piazza Vittorio, cuore della Roma extracomunitaria, tra i cordoni anche una delegazione di studenti iraniani, ed ha raggiunto la Sapienza. Perché le banane? «Chiediamo l´annessione all´Africa dal momento che il nostro Paese non investe nei saperi, anzi taglia fondi e risorse». Aria tesa a Torino dove i manifestanti hanno lanciato decine di uova contro la sede del Ministero della Pubblica Istruzione e dell´Università, prima di occupare il Rettorato. E sulla balconata uno striscione di dubbio gusto: «Riforma Gelmini, nove mesi per attuarla, non facciamola nascere». Reagisce la Giovane Italia: «Un´offesa alle donne ed al valore della vita, perché si riferiscono alla gravidanza del ministro». Atmosfera molto calda a Milano dove gli studenti sono scesi in piazza per protestare contro il ministro Gelmini ma anche per lo sgombero del liceo civico Ghandi, messo in atto lo scorso sabato. La scintilla si è accesa in piazza Mercanti quando polizia e carabinieri hanno caricato il corteo non autorizzato. Due gli studenti arrestati, altrettanti quelli denunciati. Oggi presidio degli studenti davanti al Palazzo di Giustizia. «La conoscenza non si vende, si apprende», lo slogan scandito dagli studenti a Napoli. «Solo la conoscenza cambierà il mondo», ricordano i giovani di Cosenza. A Palermo in testa al corteo lo striscione «riprendiamoci il futuro». Il ministro Mariastella Gelmini reagisce dando la colpa agli estremisti: «I centri sociali non rappresentano gli studenti italiani che invece hanno capito l´urgenza di guardare al futuro, fare scelte coraggiose, senza riproporre slogan come se fossimo negli anni ‘70».
Gli anni ‘70 sono lontani ma i problemi della scuola pubblica e dell´università difficilmente si risolveranno - contesta il movimento in piazza - a suon di decreti e riforme a costo zero, anzi tagliando i fondi ed invocando il «merito». Il ministro della Pubblica Istruzione e dell´Università, invece, prova a contrapporre a chi protesta «milioni di giovani che studiano e si impegnano e che sperano di trovare nella scuola un´istituzione che li prepari ad un vero lavoro». Ma è proprio il lavoro uno dei punti caldi della protesta. Mentre le famiglie vivono direttamente la crisi della scuola e dell´università, la stragrande maggioranza dei presidi denuncia infatti l´impossibilità di gestire i programmi di offerta formativa perché i fondi sono stati tagliati di 50 milioni di euro quest´anno e lo saranno di altri 30 nel prossimo.
Addio alle attività didattiche integrative, lamentano gli studenti, ma anche alla carta igienica ed a quella per le fotocopie. Stessa musica all´università. Settecento milioni di euro in meno per il fondo di funzionamento ordinario degli atenei, che in larga misura serve a pagare gli stipendi, con la promessa di 500 milioni per le università «virtuose». Ma chi deciderà quali sono? Il decreto parla della creazione di un´Agenzia di valutazione, l´Anvur, ma per ora non ce n´è ancora traccia. Un conto è contrastare la lobby dei docenti; ma nella riforma Gelmini l´esistenza stessa dello studente, motivo centrale per cui hanno senso gli atenei, resta un capitolo marginale.
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