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Repubblica/Roma: Università, la carriera è degli uomini

Tante iscritte, record di laureate. Ma i ruoli chiave sono per pochissime

18/03/2008
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la Repubblica

I dati della commissione pari opportunità della Sapienza. Le ordinarie il 19,4% contro l´80,6% dei docenti maschi
RORY CAPPELLI

«L´università è per tradizione maschilista. Ci sono specializzazioni ancora chiuse alle donne. D´altra parte l´università è espressione della società: e non viviamo nell´Europa del Nord, mi pare. Io ho la fortuna di lavorare con una persona che non mette il genere al primo posto. Ma piuttosto il merito» racconta la professoressa Eleonora Palma, una delle poche giovani donne ad essere diventata professore associato alla Facoltà di Medicina de La Sapienza a "soli" 40 anni.
La Sapienza è lo specchio di una situazione che è la stessa in tutta Italia. Tantissime iscritte. Tante laureate. Un bel po´ di ricercatrici. Qualche associato donna. Tanto che i ricercatori sono per il 44.8% donne e 55.2% uomini, gli associati 37.4% donne e 62.6% uomini. Con un 16 per cento, a livello nazionale, di ordinarie, il massimo della carriera accademica. Anzi, La Sapienza, da questo punto di vista, sta meglio del resto d´Italia, con il suo 19.4 per cento di ordinarie contro un 80.6% di ordinari. «Questo succede anche in altri paesi europei» racconta la professoressa Marisa Ferrari Occhionero, ordinario alla facoltà di Scienze Statistiche, «ma ordinario la sono diventata tardi» dice. Dal 1980 si è dedicata a studiare la condizione femminile prima nella pubblica amministrazione, poi nell´università. Da un paio di anni si occupa del Comitato pari opportunità della Sapienza. «Le prime donne laureate si sono avute solo nel 1890. Centoventi anni e adesso la speranza è nella nuova generazione: ci sarà un upgrading grazie a tutte quelle studentesse che si iscrivono anche alle tradizionali roccaforti maschili, le materie scientifiche, matematica, per esempio, o medicina, dove si vedono solo donne. Le ragazze di oggi hanno più autostima: sono sicura che sfonderanno il tetto di cristallo che per ora è stato appena scalfito» spiega. Ma perché è ancora così difficile vedere donne ai vertici della carriera accademica? La prima donna ordinario a una facoltà come Giurisprudenza, Laura Mosca, è stata nominata solo quattro anni fa. E la prima donna preside di facoltà, Gabriella Salinetta, proprio a Scienze Statistiche, si è avuta all´inizio del 2005, seguita nel novembre 2006 dalla nomina di Marta Fattori a preside della facoltà di Filosofia. «È difficile perché gli uomini preferiscono avere a che fare con gli uomini. Non amano le donne leader. Sono curiosa di vedere cosa succederà negli Stati Uniti dove, a confronto, ci sono due stereotipi, quello della razza e quello del genere, Hillary Clinton e Barak Obama».
«Io non preferisco lavorare con gli uomini» interviene Fabrizio Eusebi, direttore del laboratorio di Fisiologia Umana dove lavorano, oltre ad Eleonora Palma, due donne ordinarie, di 42 e 46 anni, tre associati maschi e 20 ricercatori a tempo determinato: 18 ragazze e due uomini. «Le donne sono più brave degli uomini. Senza preconcetti, se si valorizzano le persone e si guarda al merito» spiega il professor Eusebi «si trova, o, almeno, io ho trovato, che questo, il merito, andava più alle donne che agli uomini. Le donne sono precise, affidabili, dedite al lavoro, quasi mai carrieriste in senso dispregiativo. Le donne mettono nel lavoro una passione sana. Gli uomini, invece, mirano ad acquisire a tutti i costi il potere più che a fare una buona ricerca. E poi» continua Eusebi «i paesi dove le donne hanno le stesse possibilità di un uomo vivono con un´economia migliore. Se ho 100 cervelli e ne uso 50, quale vantaggio ci potrebbe mai essere?».


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