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Repubblica: "Promozioni a pagamento" ecco il diplomificio Campania

Le confessioni degli insegnanti nel programma "Presadiretta"

09/02/2009
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la Repubblica

Paola Coppola

ROMA - Sono 330mila. E sono disposti a tutto pur di non perdere il posto in graduatoria nella scuola. Anche a lavorare gratis o a finire nelle maglie torbide dei "diplomifici". Lo racconta l´inchiesta sui precari della Campania trasmessa dal programma "Presadiretta" di Domenico Iannacone. «Sto barattando punti, non sto lavorando», dice un´insegnante. Lavora in un istituto di Salerno dove basta pagare 4500 euro per avere un titolo, e le lezioni sono un optional così come la presenza degli studenti in classe.
Fabbriche di diplomi, dove basta pagare alcune migliaia di euro per ottenere un titolo di studi, i voti sono alti, la presenza in classe può essere sporadica. Può costare fino 4500 euro fare l´esame di Stato in uno dei tanti diplomifici della provincia campana. Circa 70 persone hanno preso la maturità nell´ultimo anno in uno di questi centri, nessuno è stato bocciato, e così è andata negli ultimi sei anni. In un´altra scuola paritaria - che sforna 120 diplomati ogni anno - agli studenti lavoratori è richiesta la presenza una volta al mese. «Gli scritti glieli facciamo noi» garantisce un responsabile. In un altro istituto lo sforzo richiesto per sostenere gli esami è imparare una tesina di una ventina di pagine.
Un sistema che non viene alla luce perché non è nell´interesse di nessuno denunciarlo, raccontato da Domenico Iannacone, autore dell´inchiesta sui precari della scuola trasmessa ieri ne la puntata "La scuola tagliata" dal programma "Presadiretta" su RaiTre.
Fuori dalle scuole paritarie gli studenti raccontano che i professori non segnano le assenze e «i compiti in classe li facciamo con il libro davanti». Un´università telematica promette a chi paga programmi di studio ridotti a un terzo, esami solo scritti. Una laurea vale 7.900 euro. Le famiglie sborsano i soldi, i ragazzi sono promossi e se non superano l´esame di stato alcune scuole promettono di non far pagare l´ultimo anno per la seconda volta.
Qui il reclutamento degli insegnanti avviene in nero e nessuno denuncia perché che il sistema funzioni conviene a tutti. Racconta una professoressa: «Gli studenti devono avere una media alta, chi vuole in classe può spiegare, se non si oppone il dirigente scolastico, perché i ragazzi non devono essere disturbati». E denuncia: «Non sto lavorando, sto barattando punti». E un´altra dice che quanti più ragazzi riescono a far promuovere tanto più aumenta la possibilità che il suo contratto sia rinnovato.
Gli insegnanti che bussano a queste scuole sono i precari che sono rimasti fuori dagli incarichi statali. Entrano in una giungla dove si lavora gratis: la busta paga c´è, ma la retribuzione è pari zero, se va bene hanno contributi e rimborso spese, se va male pagano anche quelli. Per i professori è l´ultima spiaggia per accumulare punti e non perdere il posto in graduatoria. Fabbriche di schiavi, le definisce l´inchiesta che racconta la vita di questi precari disposti a tutto. In attesa di un posto fisso - che nella scuola può arrivare dopo i 40 anni - si adattano anche a questo. «Con i tagli introdotti dalla riforma Gelmini per loro andrà anche peggio: nessuno li ha ascoltati, lamentano sui blog dove cova e si diffonde la rabbia di chi deve affrontare questa condizione», dice Iannacone. «Esiste un sistema di sfruttamento di questi professori senza un contratto a tempo indeterminato», continua. Passa anche dai master che portano punti per le graduatorie, e sono una scelta obbligata che arricchisce gli istituti che li erogano. E finisce con delle giornate paragonabili a un terno al lotto: da Aversa parte un treno chiamato "treno del provveditorato" che arriva a Roma in tempo per entrare in aula. Lo prende chi fa le supplenze nella capitale, e lo prendono anche quelli che aspettano la "chiamata". Loro sono a disposizione dei circoli didattici, contattati solo se c´è necessità. Si fermano alla stazione, e vanno a lavorare solo se il telefonino squilla.


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