FLC CGIL
Contratto Istruzione e ricerca, filo diretto

https://www.flcgil.it/@3797969
Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa locale » Repubblica-Palermo-UN ANNO SCOLASTICO CON MENO ANALFABETI

Repubblica-Palermo-UN ANNO SCOLASTICO CON MENO ANALFABETI

Un anno scolastico con meno analfabeti NINO PAPANIA A pochi giorni dall'inizio del nuovo an...

28/08/2005
Decrease text size Increase text size
la Repubblica

Un anno scolastico con meno analfabeti
NINO PAPANIA


A pochi giorni dall'inizio del nuovo anno scolastico, occorre fare il punto sull'attuale stato della pubblica istruzione in Italia, partendo da considerazioni che investono la Sicilia. È necessario definire un "programma sulla conoscenza" in cui siano chiari gli obiettivi su cui ci si impegna. Siamo infatti di fronte a un blocco di interventi su scuola, università e ricerca tali da delineare una delle peggiori riforme della storia della nostra repubblica. Si tratta o di rassegnarsi ad assistere a una progressiva delegittimazione dell'istruzione pubblica, con tutti i drammi sociali che ciò comporterà, o delineare una nuova politica della conoscenza.
Mettere in campo una proposta programmatica sulla conoscenza significa, innanzitutto, partire dai valori: la pace e il rifiuto della guerra e della violenza; il diritto alla formazione per tutto l'arco della vita; la dimensione pubblica e laica della scuola; la tutela delle persone da ogni mercificazione delle proprie condizioni in una società sempre più globale.
La prima scelta riguarda l'impegno ad aprire nel Paese un grande dibattito democratico su un programma sulla conoscenza, come è accaduto recentemente in Francia. Bisogna assumere il protagonismo delle persone e il loro coinvolgimento come modalità naturali nella costruzione ed implementazione di un programma per la conoscenza. La seconda scelta che proponiamo è relativa all'autonomia. Bisogna investire con decisione sulla cultura delle comunità scientifiche. La recente approvazione alla Camera della modifica alla Costituzione dissolve ogni funzione nazionale, in particolare dell'istruzione, ed è destinata ad impoverire e a dividere il Paese. Occorre dunque individuare un luogo di confronto istituzionale fra tutti i livelli territoriali coinvolti, con provvedimenti non più delegati alle burocrazie.
La terza scelta riguarda le risorse. Chiediamo che il rapporto delle risorse investite nella conoscenza con il pil passi dall'attuale 5 per cento a oltre il 6, come indicato dalla Commissione internazionale sull'educazione per il XXI secolo. Queste risorse devono essere finalizzate a portare il 100 per cento dei giovani al diploma di scuola superiore. Uno strumento per attivare risorse è rendere flessibile il Patto di stabilità, escludendo dal calcolo del deficit di ogni Paese le spese per l'istruzione. Il corretto approccio alla scuola è che i soldi a essa destinati sono un investimento sociale: se il sapere arricchisce le persone e se il beneficio prodotto dal punto di vista economico è evidente allora il suo costo non può essere caricato sulle spalle degli studenti. Si potrebbe ricorrere a una "banca del tempo educativo", cioè una sorta di capitalizzazione del tempo, un vero e proprio investimento in "previdenza conoscitiva", alimentato da fondi pubblici (con una prima dotazione di tempo costituita con l'inizio del percorso scolastico) e da investimenti personali al quale attingere per ulteriori percorsi scolastici, formativi, universitari retribuiti.
Bisogna poi innalzare l'obbligo scolastico fino a 18 anni, per evitare al Paese il rapido scivolamento nelle posizioni marginali dello sviluppo, visto che il tasso di abbandono è tra i più alti d'Europa. La scelta che bisogna rivendicare è quella di azzerare l'analfabetismo di ritorno nel nostro Paese. Secondo l'Istat nel 2003 solo il 10 per cento delle famiglie italiane ha speso qualche euro per l'acquisto di libri. La Sicilia è fra le regioni in cui questo fenomeno è più pronunciato. Il recente Rapporto sulla povertà testimonia con chiarezza che non tutti gli analfabeti funzionali sono poveri ma che però tutti i poveri sono analfabeti funzionali. Specularmente va aumentato il numero di laureati. Fino a pochi anni fa si laureava solo il 30 per cento degli iscritti al primo anno: una selezione selvaggia. Ora la percentuale dei laureati è del 50 per cento. L'Ocse nel suo rapporto "Education at a glance 2004" ci attribuisce un tasso medio d'ingresso del 50 per cento, ma quasi il 60 per cento di coloro che entrano all'università non arrivano ad ottenere un titolo: il più alto tasso di drop-out tra i paesi Ocse.
L'autore è senatore della Margherita


La nostra rivista online

Servizi e comunicazioni

Seguici su facebook
Rivista mensile Edizioni Conoscenza
Rivista Articolo 33

I più letti

Filo diretto sul contratto
Filo diretto rinnovo contratto di lavoro
Ora e sempre esperienza!
Servizi assicurativi per iscritti e RSU
Servizi assicurativi iscritti FLC CGIL