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Repubblica-Palermo-Se l'Ateneo non raccoglie il segnale dei licei classici

Pagina XV - Palermo Se l'Ateneo non raccoglie il segnale dei licei classici Forse molti studenti hanno compreso che lo scopo della scuola non è creare specialisti: come gli rispo...

10/03/2005
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la Repubblica

Pagina XV - Palermo
Se l'Ateneo non raccoglie il segnale dei licei classici
Forse molti studenti hanno compreso che lo scopo della scuola non è creare specialisti: come gli rispondono le Università?
FILIPPO SALVIA
FILIPPO SALVIA


Alcuni giorni fa questo giornale ha riportato la notizia che i giovani ritornano al liceo classico. E' un segno buono, perché dimostra che questi ultimi (ancora non contaminati dal virus della managerialità) hanno capito ciò che noi adulti abbiamo forse dimenticato: e cioè che la scuola deve avere un valore formativo e non può creare degli specialisti.
Ciò vale soprattutto per l'Università ove la specializzazione estrema, produce tra l'altro l'aggravante di rendere ancora più rigido e asfittico il mercato del lavoro: specie in un mondo in rapido divenire, come quello odierno, ove la cosa che più conta è l'adattabilità ai cambiamenti, non una specializzazione di partenza. Ma le nostre Università hanno consapevolezza di ciò? O inseguono ancora il mito degli anni ?60 dell'operaio in tuta addetto ad un solo bullone, ritenuto a torto superiore al manovale meridionale, che dichiarava (dicendo il vero!) di saper far tutto?
Per rispondere a questa domanda, mi sono dato carico di dare uno sguardo alle offerte formative del nostro Ateneo, pubblicizzate dalle diverse Facoltà. Il convincimento che ne ho tratto è che ci troviamo di fronte ad un momento creazionistico paragonabile forse solo a quello del quaternario. In pochissimi anni è cresciuto infatti a dismisura il numero dei Corsi di laurea, secondo una logica settoriale, che va sicuramente in direzione opposta a quella di una società in rapida trasformazione. Per dare adeguato conto di tutto ciò bisognerebbe invero analizzare criticamente una ad una le singole offerte formative. Ma, siccome ciò è impossibile, mi limiterò ad una spigolatura sufficiente tuttavia a dimostrare la tendenza verso una ulteriore asfissia del mercato del lavoro.
Un settore preso di mira dalle diverse Facoltà è quello dei beni culturali e ambientali, quasi sempre parcellizzato in sotto-settori o costretto a convivere, con quello che in molti casi è il suo antidoto: il turismo. Così ad esempio a Lettere e Filosofia troviamo: un Corso di laurea per i "Beni archivistici e librari" (Agrigento); un altro per i "Beni culturali archeologici" (AG.); un altro ancora per il "Turismo culturale". A Scienze e Matematica: uno su "Conservazione e restauro dei beni culturali" (Petralia); un altro su "Scienze e tecnologie per i beni culturali" (Petralia); un altro ancora dedicato a "Scienze e tecnologie per l'ambiente e il turismo". Una modesta domanda. Dove potranno trovare spazio tutti questi super specialisti dei beni culturali e ambientali? Si dirà presso le Soprintendenze. Ma è da chiedersi: nell'ipotesi improbabile che queste ultime dovessero aprire le porte agli impieghi, come dovranno concepirsi i bandi? Quale laurea richiedere e quale super specializzazione privilegiare?
Altri Corsi a contenuto molto settoriale sono: quelli di "Operatore della pubblica amministrazione" (Giurisprudenza, Agrigento); di "Ingegneria dell'industria alimentare" (Ingegneria, Trapani); di "Conservazione e valorizzazione della Biodiversità" (Castelbuono). Quest'ultimo nasce col proposito di creare una struttura universitaria nel cuore del Parco delle Madonie, onde sensibilizzare i giovani ai problemi della biodiversità. Ma quanti laureati di questo genere potrà assorbire l'Ente-parco? E se qualcuno o la maggioranza di essi non riuscirà a trovar posto negli organici del Parco, potrà fare da consulente (con una preparazione così mirata) ad una impresa agricola tradizionale, dedita invece alla monocoltura?
Altri Corsi di laurea sembrano invece preludere alla formazione di vere e proprie lobby. Ciò dicasi in particolare per quelli di "Giornalismo per uffici stampa" e di "Comunicazione pubblica" previsti da Scienze della formazione. E' prevedibile infatti che, sotto la pressione dei laureati in tali discipline, avvenga una vera e propria fioritura di uffici stampa (di cui probabilmente nessuno avverte il bisogno), mettendo in crisi la tanto enfatizzata politica della riduzione delle tasse e delle spese. Un capitolo a parte meriterebbero poi i molteplici Corsi di laurea in "Psicologia" che, nonostante l'indubbia crescita degli "utenti" (a cagione dello stress della vita moderna), appaiono tuttavia (per nostra fortuna...) sopra dimensionati rispetto alla domanda effettiva. E' da sperare che il rinnovato interesse delle ultime leve per i licei classici e per la cultura di base, possa a poco a poco sciogliere il colossale equivoco di far coincidere i contenuti delle lauree con quelli di possibili studi monografici (sia pure di grande interesse).


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