Repubblica-Palermo-Scuole sporche, dossier in Procura
Avvio zoppicante per le lezioni: molti ex bidelli rifiutano di fare le pulizie e il provveditore segnala i disservizi ai magistrati Scuole sporche, dossier in Procura In via Sardegna ...
Avvio zoppicante per le lezioni: molti ex bidelli rifiutano di fare le pulizie e il provveditore segnala i disservizi ai magistrati
Scuole sporche, dossier in Procura
In via Sardegna asilo nuovo ma senza sedie: bambini a casa
Alcuni lsu spostati da un istituto all'altro per tamponare l'emergenza igiene. Scarseggiano anche gli assistenti per gli alunni disabili
SALVO INTRAVAIA
Inizio in salita per la scuola palermitana: bidelli che incrociano le braccia, scuola materna che non riesce a decollare, disabili che non si sa da chi devono essere portati in bagno, "continuità didattica" rimasta un concetto scritto sui manuali. La protesta degli "esecutori scolastici" - passati quattro anni fa dagli enti locali allo Stato come "collaboratori scolastici" (cioè bidelli) - si estende, e il dirigente del Centro servizi amministrativi (l'ex provveditorato), Paolo Giambalvo, si rivolge alla Procura della Repubblica. "È un atto dovuto - commenta il provveditore - visto che questo tipo di protesta coinvolge l'ordine pubblico. Ho già inviato un fax al ministero dell'Istruzione e sto preparandone un altro che invierò alla Procura e al prefetto: saranno loro a stabilire se rifiutare le pulizie è reato oppure no".
Le lezioni in quasi tutte le scuole sono iniziate da qualche giorno con l'orario ridotto, ma già direttori e presidi lanciano l'Sos. Al provveditorato arrivano ogni giorno le segnalazioni dei capi d'istituto che devono fare i conti con i tagli agli organici del personale Ata (amministrativo, tecnico e ausiliario) messo a segno dall'ultima Finanziaria e con la protesta degli "esecutori" ribelli che, nonostante le minacce di Giambalvo, rifiutano di imbracciare la ramazza. Ieri mattina il bilancio era di cinque scuole elementari (Capitano Basile, Rosolino Pilo, De Amicis, Partanna Mondello, Bonagia), quattro istituti comprensivi (Sciascia e Falcone, entrambi allo Zen, Padre Puglisi e Principessa Elena) e tre scuole superiori (gli istituti tecnici Crispi e Duca degli Abruzzi e il liceo classico Scaduto di Bagheria). In tutte queste scuole un numero considerevole di ex bidelli ha già annunciato che si rifiuterà di pulire aule e bagni. Per evitare che la situazione degeneri, in provveditorato stanno cercando di correre ai ripari spostando alcuni lsu nelle scuole in crisi, prelevandoli da quelle che non hanno mostrato eccessive difficoltà.
Intanto la scuola materna non riesce a decollare, oltre che per i posti negati dal ministro Moratti, anche per mancanza di banchi e sedie. Per due giorni alla materna di via Sardegna i genitori hanno dovuto riportarsi indietro i figli: il Comune non aveva arredato la nuova scuola. Banchi e sedie sono arrivati solo qualche ora fa, e da oggi le attività potranno partire. Alla Rosolino Pilo ha inviato solo quattro banchi e una ventina di sedie "usate", che da lunedì non consentiranno comunque l'avvio delle lezioni in tutte le sezioni. Alla materna e elementare di via La Franca la situazione è già precaria per via dei dieci "esecutori" che rifiutano le pulizie e per la penuria degli assistenti H, forniti dal Comune. "Solo 4 per 17 alunni disabili", dice il dirigente scolastico Maurizio Cusumano. Una carenza che determina difficoltà anche per portare in bagno i bambini.
Poi c'è il pasticcio delle cattedre di 18 ore nelle scuole superiori. Un escamotage voluto dal governo Berlusconi e introdotto attraverso la legge finanziaria di due anni fa obbliga i presidi a "confezionare" cattedre di 18 ore a tutti gli insegnanti: non una in più né una di meno, come poteva accadere in passato. "Vivo questo problema ogni giorno come un dramma", confessa Leonardo Saguto, preside dello scientifico Ernesto Basile a Brancaccio. Con questo nuovo vincolo "è pressoché impossibile, specialmente per alcune materie (Filosofia, Matematica e Fisica, Lingua straniera), assicurare gli stessi docenti alle classi per un biennio o un triennio. La novità - continua Saguto - non soddisfa né i docenti né gli studenti".