Repubblica/palermo: Scuola, suona la campana dei tagli
Lezioni al via con 2.500 docenti in meno. I sindacati vanno in piazza
Tornano in aula 811 mila studenti siciliani. Le riduzioni a sostegno e precari Lezioni al via tra tagli e proteste. Oggi, secondo il calendario scolastico regionale, tutte le scuole siciliane riaprono i battenti. Ma alunni e insegnanti non fanno in tempo a mettere piede a scuola che scatta la prima protesta ufficiale. Questa mattina, alle 10 i sindacati confederali manifestano davanti la sede dell´Ufficio scolastico regionale in via Praga. Nell´agenda di Flc Cgil, Cisl e Uil scuola e Snals Cofsal ci sono i tagli alla scuola siciliana che, nell´Isola, rischiano di trasformarsi in un´autentica bomba sociale. Per la Cgil scende in campo il segretario regionale Italo Tripi. «I tagli sulla scuola configurano l´ennesima manovra antimeridionalista, perché sono destinati a colpire soprattutto il sud Italia e la Sicilia, indebolendo il sistema dell´istruzione e un mercato del lavoro già fragile, introducendo nuovo disagio tra i disabili». Quest´anno, gli alunni delle scuole siciliane saranno quasi 811 mila e poco più di 72 mila gli insegnanti che li seguiranno in nove mesi di lezioni. Secondo Giusto Scozzaro, segretario generale della Flc Cgil siciliana, «in ballo c´è il diritto allo studio delle giovani generazioni e la qualità della nostra scuola primaria». Il riferimento è alla riforma annunciata dal ministro dell´Istruzione, Mariastella Gelmini, del maestro unico alla scuola elementare che, in Sicilia, mette a rischio circa 6 mila posti di lavoro. Tra calo demografico e scure governativa, per le 14 mila maestre di scuola elementare iscritte nelle liste dei precari (graduatorie ad esaurimento) delle nove province siciliane le prospettive sono pessime. Basta dare un´occhiata ai tagli agli organici siciliani previsti dal governo già per l´anno che parte oggi per comprendere la drammaticità della situazione. Secondo i dati forniti ai rappresentanti dei lavoratori dallo stesso direttore dell´Ufficio scolastico regionale, Guido Di Stefano, quest´anno lavoreranno in Sicilia oltre 2.500 docenti in meno: quasi tutti precari in attesa di una sistemazione. Il taglio all´organico di sostegno (996 posti) ha messo in crisi scuole, famiglie e insegnanti. Al superiore alcuni ragazzi devono accontentarsi di 4 ore e mezza di sostegno a settimana: poco più di un decimo dell´intero orario settimanale. Molti docenti devono seguire anche quattro alunni H contemporaneamente. E se la scuola non riesce a supportare i casi più gravi deve intervenire la famiglia che, in mancanza di figure di supporto (assistenti igienico-sanitari, assistenti alla comunicazione ed altro) cui dovrebbero provvedere gli enti locali, non può fare altro che portarsi a casa l´alunno. Enti locali, è il caso del comune di Palermo, che lesinando i finanziamenti mettono in crisi le scuole anche per la riparazione di un vetro. O che, sempre a Palermo, non trovano i soldi per erogare alle famiglie dei ragazzini delle scuole medie il buono libro. E a ricordare che i guai non sono finiti ci pensa Elio Galvagno, deputato regionale del Pd. «I provvedimenti del governo nazionale - spiega Galvagno - riportano la scuola indietro di dieci anni. Si parla di merito, ma l´unico criterio che c´è dietro la riforma è quello economico-finanziario, con la previsione di tagli indiscriminati che avrebbero effetti devastanti: in Sicilia, infatti, oltre 500 istituti rischiano di chiudere». Le scuole nel mirino della Gelmini sono quelle sotto dimensionate: con un numero di alunni inferiore a 500. Ma in Sicilia ne esistono anche tante con meno di 300 alunni. Secondo il deputato regionale «l´ipotesi presa in considerazione dal ministero dell´Istruzione avrebbe effetti dirompenti sull´offerta scolastica, in particolare per i piccoli comuni» che rischiano di rimanere senza scuola. A alunni e docenti ieri è arrivato il tradizionale augurio di buon lavoro dell´assessore regionale alla Pubblica istruzione Antonello Antinoro. |