Repubblica/Palermo: Ricercatori in mutande per un lavoro
I precari di Cnr e Istituto di geofisica contestano i tagli di Brunetta. In sette si spogliano e si mettono in vendita su e-Bay
GIOVANNI SCARLATA
Ricercatori usato sicuro vendonsi. Per protestare contro i tagli del governo al settore e soprattutto contro il disegno di legge anti-stabilizzazioni del ministro della Funzione pubblica Renato Brunetta, sette ricercatori dell´Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia di Palermo hanno deciso di mettersi in vendita su Internet. Uno accanto all´altro, i sette sono coperti solo dai cartelli che compongono la parola "vendesi".
«PRIMA CHE LO STATO CI METTA IN MUTANDE - spiega Sergio Bellomo, 36 anni, una laurea in Scienze geologiche e un dottorato in geochimica nel cassetto e un presente da precario - abbiamo deciso di farlo da soli. Usando l´arma dell´ironia, vogliamo protestare contro i tagli che saranno da lunedì all´esame del Parlamento. Siamo il Paese europeo con la più bassa percentuale di Pil destinata alla ricerca, e i soldi continuano a diminuire».
All´origine dell´insolita protesta, che ha amplificato l´eco della manifestazione di un centinaio di ricercatori di fronte alla sede del Cnr, in via Ugo La Malfa, la proposta di Brunetta di cancellare il processo di stabilizzazione dei precari, previsto dalle precedenti leggi finanziarie. Bellomo si accalora: «Se dovesse passare questa proposta - spiega - centinaia di ricercatori altamente qualificati sarebbero licenziati. E questo comporterebbe il blocco quasi totale delle attività di ricerca in Italia». Sulla stessa lunghezza d´onda Paolo Madonia, 45 anni, uno dei pochi a essere già stati stabilizzati, ma anche lui in mutande: «Gli strutturati devono solidarizzare con i precari. Senza di loro la ricerca si ferma».
In Sicilia i vulcanologi precari sono le sentinelle scientifiche dell´Etna, dello Stromboli e degli altri giganti dormienti che di tanto in tanto si risvegliano minacciosamente. Un mestiere difficile, un mestiere di prima linea in una terra sismica per eccellenza. Eppure dalle parole di Lorenzo Brusca, un altro dei ricercatori desnudi, si legge la delusione di chi ha dedicato la vita allo studio e rischia il licenziamento: «Sono precario da nove anni e, prima ancora, ho fatto il volontario non retribuito per quattro. Questa novità mi costringe a considerare l´idea di andare all´estero, dove ci sono enti e istituti disposti a investire in maniera seria e continuativa sulla ricerca».
"Grazie al governo la ricerca è all´inferno", "La ricerca è per strada" sono gli slogan più ricorrenti della manifestazione di ieri mattina. Commenta Fabio Di Gangi, anche lui precario: «Nell´assemblea generale di martedì scorso abbiamo deciso che la protesta non avrebbe intralciato l´attività di altre persone. Ci siamo limitati a presidiare i cancelli del Cnr e a distribuire volantini agli automobilisti in transito. Chiediamo il rispetto delle nostre professionalità e del nostro lavoro». Insieme con i ricercatori dell´Istituto nazionale di geofisica, di fronte ai cancelli di via Ugo La Malfa c´erano anche i colleghi del Cnr, dell´Istituto nazionale di astrofisica e dell´Istituto per l´ambiente marino costiero di Mazara del Vallo.
Futuro a rischio, dunque, per i cervelli dell´Isola che sperano di mobilitare l´opinione pubblica e di fare pressione sul governo. «La verità - racconta Marcello Liotta, uno dei vulcanologi precari - è che il ministro ci vuole mandare a casa. La gente deve sapere che con questo provvedimento perderebbero il lavoro 500 precari in tutta Italia. La possibilità, prospettata da Brunetta, di rientrare negli organici degli istituti di ricerca sarebbe affidata a procedure concorsuali che si scontrano con la realtà di piante organiche sature. Sono laureato in Geologia dal 1998. E oggi, con questi chiari di luna, non ho alcuna certezza di un domani lavorativo».