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Repubblica-Palermo-Prof in fuga dalla riforma

Prof in fuga dalla riforma In un anno pensionamenti aumentati del 23 per cento Dal primo settembre 2.300 docenti lasciano in anticipo la cattedra Un disagio crescente dovut...

29/05/2005
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la Repubblica

Prof in fuga dalla riforma
In un anno pensionamenti aumentati del 23 per cento
Dal primo settembre 2.300 docenti lasciano in anticipo la cattedra
Un disagio crescente dovuto a frustrazione e incertezza sul futuro
Solo uno su quattro in Sicilia abbandona per limiti di età
Nella primaria il carico di lavoro è raddoppiato "senza che ci sia stato ristoro economico"
La Cgil fa i conti: "Tra due anni saranno in cinquemila a dire addio al lavoro attivo"
La pluralità delle agenzie formative, a cominciare da Internet rende tutto più difficile
SALVO INTRAVAIA


Gli insegnanti fuggono dalla scuola. Secondo stime della Cgil scuola regionale, saranno 2.300 i docenti siciliani che lasceranno la cattedra il 1° settembre. Un numero nettamente superiore (più 23 per cento) rispetto a quello registrato quest'anno che, se dovesse essere confermato, ha tutta l'aria di una vera e propria fuga. Nell'anno scolastico 2001 - 2002, quando si insediò il governo Berlusconi, a lasciare la scuola furono poco meno di 1.750 docenti, il prossimo anno saranno cresciuti di un terzo. Segno che il personale della scuola soffre di un disagio ormai palpabile che induce prof e maestri ad abbandonare le aule scolastiche. Incertezza sul futuro, demotivazione e stanchezza alla base di questo disagio.
Il cosiddetto burn out degli insegnanti (alla lettera bruciati, scoppiati o in corto circuito) è tutt'altro che argomento da ricerca scientifica. Oggi si pone all'attenzione come un problema da affrontare e in fretta. Alla scuola elementare e materna la riforma Moratti, al primo anno di applicazione diffusa, ha aumentato sensibilmente il carico di lavoro. "Con portfolio e piani individualizzati - dice Carola Perricone, insegnante alla Cavallari, in pieno quartiere Settecannoli, - il nostro lavoro si è più che raddoppiato. Dopo le attività didattiche a scuola, siamo costrette a lavorare per ore a casa senza nessun compenso aggiuntivo".
Lavoro raddoppiato, dunque, nella scuola dell'infanzia e nella primaria e chi ha i requisiti, anche minimi, per andare in pensione scappa. Analizzando, infatti, con attenzione i numeri di quelli che il ministero dell'Istruzione chiama in burocratese "cessati dal servizio", soltanto un insegnante siciliano su quattro lascia la scuola per raggiunti limiti d'età. Gli altri si dimettono prima di raggiungere il massimo e sono parecchi quelli che, pur potendo rimanere a scuola ancora per alcuni anni, si ritirano lo stesso.
Ci sono coloro che si dichiarano "molto demotivati", vorrebbero andare in pensione ma non possono farlo perché con le nuove regole per i pensionamenti varate dal ministro del Lavoro, Roberto Maroni, sono costretti a restare in servizio. È il caso di Giuliano Di Spoto, 55 anni di età e 33 dedicati agli studenti. Lavora al liceo artistico Almeyda di Palermo. Nel settembre 2007 non potrà andare via dalla scuola per appena sei mesi. "L'idea espressa dal presidente del Consiglio che 111 euro di aumento per il contratto del pubblico impiego siano troppi e che in cambio si richiede una maggiore produttività la dice lunga sulla considerazione che questo governo ha della scuola. I docenti svolgono un ruolo fondamentale in questo Paese, ma è mortificante avere, a dispetto della laurea, uno stipendio da operaio". E la paura del futuro attanaglia i docenti dalle superiori, dove la riforma approvata l'altro ieri dal governo stravolgerà le regole del gioco. I tagli alle cattedre hanno fatto vacillare le certezze anche degli insegnanti più anziani.
"Dopo 34 anni di servizio, due anni fa, - racconta Cesare Crescimanno, ex professore di Chimica - mi sono ritrovato senza cattedra". È bastato un comma della Finanziaria per fare tremare gli insegnanti delle superiori: quella che obbliga a istituire cattedre a 18 ore. Crescimanno, non ci ha pensato neppure un attimo e, pur potendo rimanere ancora, ha presentato domanda di pensionamento. "L'idea che sulla scuola si possa risparmiare - continua - è totalmente sbagliata. Il risparmio sta avvenendo a spese della qualità dell'offerta formativa che la scuola poteva garantire".
Secondo Enza Albini, segretario regionale della Cgil scuola "fra due anni saranno 5 mila gli insegnanti che lasceranno la cattedra". "Insegnare è diventato un lavoro difficile - continua - E oggi diventa ancora più complicato per effetto della riforma Moratti. Un superlavoro per di più malpagato e i docenti adesso sono stanchi. Chi può usa le cosiddette "finestre" (possibilità offerte dalla norma a coloro che hanno maturato determinati requisiti) per andare in pensione e nel 2007 si raggiungerà il picco. Al superiore la imminente riforma cambierà il modo di insegnare e chi può andare via lo fa volentieri".
Per la Cgil, crisi del modello familiare e pluralità delle agenzie formative (Tv, Internet in cima a tutte) "rendono bambini e adolescenti più difficili da gestire", con un lavoro sempre più usurante per i docenti. C'è poi la "difficoltà di tanti insegnanti a seguire un mondo che si evolve a velocità sempre maggiore". "Per esempio, di informatica molti alunni ne sanno più dei loro stessi docenti - aggiunge Albini - e questo crea ulteriore disagio e difficoltà, specialmente nei soggetti che hanno superato i 50 anni". I tagli agli organici messi a segno da Moratti-Tremonti ha assottigliato le fila dei docenti in pianta stabile. E malgrado la drastica cura dimagrante imposta dal governo Berlusconi sugli organici del personale docente e Ata (amministrativi, tecnici e ausiliari), il numero di coloro che si congedano cresce sempre di più.


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