Repubblica/Palermo: Per gli studenti palermitani gli esami sono da riparare
Nei tecnici e nei professionali ragazzi più esposti all´insuccesso
MAURIZIO MURAGLIA
Nella provincia di Palermo, stando ai dati dell’osservatorio sulla dispersione scolastica, una larga quantità degli studenti delle superiori ha contratto uno o più debiti formativi. Il dato si aggrava nel primo biennio delle superiori, e in larghissima misura nei tecnici e nei professionali, dove più della metà degli studenti non arriva allo scrutinio finale con la sufficienza in tutte le materie. Il decreto che di fatto ripristina l’esame di riparazione viene ad intercettare questo stato di cose e, a quanto è dato di constatare, raccoglie il plauso dell’esercito di nostalgici, a destra come a sinistra, che già da alcuni mesi inneggiano alla “scuola di una volta”. Ovviamente la scuola di alcuni e non di ciascuno.
Poiché invece mi interessa molto la scuola di ciascuno, credo di poter affermare che siamo davanti ad una pseudosoluzione del problema dell’insuccesso scolastico.
A esserne soddisfatto può esser certamente chi è convinto che alla base dell´insuccesso ci sia soltanto la cattiva voglia di studiare (quindi un problema educativo, cioè predidattico) e che un ragazzo debba essere indotto a impegnarsi attraverso lo spauracchio della valutazione. Non occorre avere la laurea in Scienze della formazione per capire che il modello non regge alla prova dei fatti e che solleva più questioni di quante ne risolva. Se gli esami di riparazione nel passato avessero sortito l´effetto di risolvere il problema dell´insuccesso scolastico e di contenere la dispersione, soprattutto nelle nostre terre, certamente sarebbero stati mantenuti. E invece sono stati aboliti, e senza troppe proteste a quell´epoca.
Tutti avevano constatato infatti, già a quel tempo, che gli esami di riparazione non risolvevano affatto né il problema dell´insuccesso né quello, conseguente, della dispersione scolastica. Chi ha buona memoria ricorderà che la circostanza di una bocciatura a settembre era alquanto rara e riservata a chi si era portato quattro materie. In altri termini era riservata a chi doveva esser bocciato già a giugno da un consiglio di classe che, chissà perché, non aveva avuto il coraggio di farlo… Anche col sistema dei crediti e dei debiti, d´altra parte, la normativa non impediva fin qui a un consiglio di classe di respingere un alunno, anche con una sola insufficienza grave. Perché ciò non è quasi mai avvenuto? Per paura dei ricorsi?
O non è avvenuto perché al momento della valutazione finale la secondaria superiore fa sempre più fatica a bocciare per ragioni didattiche? Faceva fatica prima, fa fatica adesso e farà fatica anche con il ritorno degli esami settembrini. E fa giustamente fatica, non perché i dirigenti obblighino a promuovere (mero alibi), ma perché la sensibilità della migliore pratica valutativa è alta ed è radicata nella consapevolezza che la mannaia finale – a giugno o a settembre – ha valore per i bravi che se la ridono, ma non risolve nulla a livello delle ragioni che creano insuccesso. Si tratta infatti di ragioni – come i colleghi più avvertiti ben sanno – che vengono da lontano, e che solo in misura minore hanno a che fare con la svogliatezza del singolo studente.
In una città del Sud come Palermo, nella secondaria superiore, soprattutto nel biennio dei tecnici e dei professionali, i ragazzi sono più esposti all´insuccesso, e quindi alla necessità del recupero, in virtù di una serie di ostacoli di carattere socioculturale che facilmente diventano ostacoli di ordine emotivo, motivazionale e intellettivo, che nessun corso di recupero potrà mai affrontare e nessun esame di riparazione risolvere. È molto comodo spostare la questione che riguarda questo tipo di scolaresca dal versante tecnico-didattico a quello educativo: se la prendono comoda, non hanno voglia, quindi spaventiamoli con la rimandatura. Risultato: se ne vanno a passeggiare già a 14 anni…
La stragrande maggioranza dei ragazzi palermitani che frequentano le superiori va male a scuola per ragioni che il ripristino dell´esame di riparazione neppure sfiorerà. Con 40 gradi all´ombra voglio vederli tutti, questi ragazzi delle periferie palermitane, che sgobbano su storia e matematica dentro la propria scuola. Mi riesce meno difficile immaginare invece il ragazzino liceale che sgobba nella propria villa di Mondello con tanto di aria condizionata e di insegnante profumatamente retribuito. Per costui, forse, e per quelli come lui potrebbe avere un senso il ritorno degli esami. Ma si legifera per una minoranza? E si plaude a una misura che giova a una minoranza?
Nelle secondarie superiori della nostra città si respira molta demotivazione e conseguentemente poca voglia di approfondire collegialmente le ragioni dell´insuccesso. Lo si vede dalla richiesta di interventi di formazione e aggiornamento dei collegi dei docenti, prossima allo zero. In mancanza di approfondimenti nel merito delle questioni didattiche, viene in soccorso la normativa-mannaia, che consente a tutti i nostalgici della scuola di una volta - la cui schiera aumenta a dismisura anche a sinistra - di fregare il figlio di papà che fin qui aveva fatto marameo oppure di togliersi davanti prima del tempo la massa di diseredati che hanno il solo torto di essere nati da genitori sbagliati nei quartieri sbagliati.