Repubblica/Palermo: Maturità, stop agli esamifici prove dure per 2 mila ragazzi
La stretta contro le scuole private dettata dall´ex ministro Fioroni e avallata dal Cga
"Alla licenza come esterni". L´ira dei gestori
SALVO INTRAVAIA
Stop a duemila maturandi delle scuole private: dovranno sostenere gli esami di Stato da "privatisti". Con prove più difficili su tutto il programma. Una mossa, quella di Rosario Leone, dirigente dell´Ufficio scolastico provinciale (l´ex provveditorato), che ha sconvolto i piani di molti istituti paritari, quelli di solito identificati come "esamifici". I gestori sono su tutte le furie e denunciano disparità di trattamento: «Tre pesi e tre misure», dicono.
La stangata è stata dura: si è dimezzato in un colpo solo il plotone dei candidati interni alla maturità. Per effetto di un intreccio di normative, quasi duemila alunni interni che hanno seguito le lezioni negli istituti paritari di città e provincia sono stati trasformati in esterni. Per parecchi di loro, che contavano sull´appoggio dei tre membri interni previsti dalla normativa, il rischio è di essere dirottati in scuole statali e fare gli esami con una commissione formata da professori sconosciuti è ormai una certezza. «Faremo commissioni di soli esterni in scuole statali», annuncia Leone. E la probabilità di essere bocciati si moltiplica, perché fra un mese si troveranno di fronte tre commissari esterni e tre membri interni solo sulla carta, in quanto designati dalle scuole statali che li ospiteranno.
«La comunicazione che circa 400 alunni interni - dice Pierluigi Aurea, responsabile dell´ufficio studi dell´istituto paritario Platone - dovranno presentarsi come esterni è arrivata pochi giorni fa. La nuova situazione creerà problemi non solo agli studenti ma anche ai docenti». Quasi quaranta docenti del Platone, che hanno lavorato su classi "illegittime", rischiano infatti di non vedersi riconoscere punteggio e stipendio.
La storia comincia tre mesi fa, quando il direttore scolastico regionale, Guido Di Stefano, ricorda ai provveditori siciliani le nuove norme varate dall´allora ministro della Pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni, in materia di rilascio (e mantenimento) della parità scolastica. Norme che impediscono la cosiddetta "piramide rovesciata": la formazione di tante quinte classi ("collaterali") senza le corrispondenti quarte, terze, seconde e prime classi. Una prassi ormai consolidata per le scuole paritarie che, prese d´assalto soprattutto in occasione della maturità, sono portate a formare molte quinte. Un escamotage che la norma del novembre scorso non consente più, perché non è più possibile estendere la parità scolastica alle "classi collaterali".
Dopo il promemoria di Di Stefano, i provveditori agli studi di Palermo, Trapani e Agrigento applicano la nuova norma, che le scuole considerano tardiva perché arriva ad anno scolastico avviato. Per questo si rivolgono al Tar Sicilia che dà loro ragione. La questione sembra chiusa, ma Di Stefano si appella e il Cga (il Consiglio di giustizia amministrativa) pochi giorni fa annulla la sospensiva del Tar, facendo ripiombare nello sconforto duemila dei 3.700 alunni interni delle paritarie palermitane. «La cosa incredibile è che nelle province della Sicilia orientale - sottolinea Antonio Passannanti, il legale delle scuole paritarie - la norma non è stata applicata e gli alunni faranno esami nelle loro scuole e con i loro membri interni». Ma non solo. Due istituti paritari della provincia di Palermo - il Beccadelli di San Cipirello e il Format di Palermo - l´hanno scampata bella perché dall´Ufficio scolastico regionale il ricorso in appello è arrivato in ritardo: a loro, dunque, la sentenza del Cga non si applica.