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Repubblica/Palermo: Ma i prof si ribellano "Siamo troppo buoni"

Gli insegnanti scaricano sul sistema la colpa delle lacune

14/09/2006
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la Repubblica

LA POLEMICA

MIRIAM SPATAFORA

Per gli strafalcioni degli alunni sale sul banco degli imputati la categoria degli insegnanti. Se gli studenti li accusano di «essere poco comprensivi» e «non sapere spiegare», loro, però, si ribellano e rilanciano: «È colpa del sistema scolastico e non siamo considerati abbastanza da un punto di vista umano, inoltre manca la buona volontà da parte degli alunni». La professoressa Anna Gangarossa della scuola media Dante Alighieri spiega: «Il sistema ha insegnato ai ragazzi a porre lo studio, la palestra, le altre attività sullo stesso piano; la scuola ha perso in graduatoria il primo posto per valenza educativa e gli studenti prestano sempre meno attenzione».
Ma il calo di rendimento alle scuole medie e alle superiori è anche dovuto all´organizzazione dell´orario: «Mentre alle elementari - spiega una docente del Liceo Garibaldi - le maestre lavorano in team e hanno più possibilità di spaziare da una materia all´altra, al liceo e alle medie le ore sono troppo separate e sempre troppo poche».
A peggiorare la condizione degli insegnanti le poche gratifiche economiche e sociali, le ore di lezione compresse e mal distribuite, le classi troppo piene, le strutture non adeguate. Oltre alle 18 ore settimanali, il pomeriggio il professore compila registri, partecipa alle riunioni, ai collegi, prepara la lezione per il giorno dopo, corregge gli elaborati degli studenti. Così un insegnante fatica ad aggiornarsi. Pesa il poco tempo e i prezzi proibitivi. «Un corso di animazione alla lettura arriva a costare 1300 euro - continua Anna Gangarossa - il mio stipendio però è poco inferiore a 1200». Una collega del liceo scientifico Galileo Galilei, che tiene a restare nell´anonimato, elenca le qualità richieste, o meglio, pretese da un professore, che «deve essere tuttologo, psicologo, taumaturgo e telepatico». Per lei frasi come «Lei non capisce» o «Lei non sa valutare» hanno l´effetto di una stilettata.
Altro appunto agli insegnanti è la perdita di abitudine alla bocciatura o all´assegnazione di debiti formativi per timore di ricorsi o «addirittura per pietismo se l´alunno vive una situazione personale difficile. Ma - dice la professoressa Mela Maniscalco della media Piazzi - è come ricucire un malato senza asportare il male: prima o poi questo si ripresenterà». Il futuro però appare più roseo: «Oggi - prosegue - un aspirante insegnante ha la possibilità di affiancarci in classe e capire davvero come si rende più appetibile un argomento, come si cattura l´attenzione, in pratica non solo la didattica ma anche le dinamiche di una classe, e questo è sicuramente il miglior metodo per imparare a comunicare».


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