Repubblica-Palermo-Legge Moratti no del rettore "Finiamo in C"
LA POLEMICA Assunzioni bloccate nel 2005 Legge Moratti no del rettore "Finiamo in C" Incontro con i sindacati Slitta l'inizio delle lezioni ...
LA POLEMICA
Assunzioni bloccate nel 2005
Legge Moratti no del rettore "Finiamo in C"
Incontro con i sindacati Slitta l'inizio delle lezioni
Il Rettore Giuseppe Silvestri prende posizione contro la legge Moratti. In segno di protesta contro la riforma dello status dei docenti universitari, nell'Ateneo palermitano sono stati disertati i bandi per gli incarichi didattici. Una decisione che ha fatto slittare di due settimane l'inizio delle lezioni in otto facoltà su dodici. "È ormai chiaro - ha detto Silvestri nel corso di un incontro organizzato da Andu, Cisl-Università, Cnu, Snals-Università, Snur-Cgil e Uilpa-Ur - che il governo rinnoverà anche per il 2005 il blocco delle assunzioni, e ciò renderà la situazione delle università italiane ancora più esplosiva. A causa del drastico taglio dei fondi - ha aggiunto il rettore - negli ultimi anni l'Università si è vista sempre più incapace di gestire una programmazione e una gestione delle risorse, perdendo di fatto la sua indipendenza. È necessario che l'intera collettività faccia pressioni sul Parlamento perché modifichi il disegno di legge".
Secondo Silvestri, i provvedimenti previsti dalla riforma porteranno a un depotenziamento delle università statali e alla formazione di atenei di serie A, B e C. In quest'ultima fascia rientrerebbe "una ristretta cerchia di università come Bari, Napoli e Palermo, dove verrà formata gente con una scarsa preparazione". Un forte malcontento è stato anche espresso da Francesco Musacchia, segretario dell'Andu: "La nostra protesta è soprattutto contro la figura di professore aggiunto, che istituisce un ruolo di docente ad esaurimento per i ricercatori. Questa riforma prevede per chi vuole diventare docente un precariato lungo almeno quindici anni, senza la sicurezza di entrare poi come professore di ruolo. Si crea, inoltre, una forte distinzione tra il tempo pieno e il tempo definito, spingendo i docenti a crearsi una carriera parallela".