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Repubblica-Palermo-Le due facce dei docenti a seconda della stagione

Le due facce dei docenti a seconda della stagione AUGUSTO CAVADI Non so quanti se ne siano ...

03/09/2004
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la Repubblica

Le due facce dei docenti a seconda della stagione
AUGUSTO CAVADI


Non so quanti se ne siano accorti, ma tra giugno e settembre si realizza una mutazione antropologica impressionante: i professori si trasformano da modelli inappuntabili in mostri di incompetenza. Sino a giugno, infatti, mai che un genitore si rivolga al Tar per denunziare la lesione del sacrosanto diritto dei propri figli all'istruzione: nessun insegnante assenteista o ritardatario o ignorante o capriccioso nelle valutazioni o incapace di comunicare viene accusato di inadempienza professionale e di procurato danno irreversibile. E se la percentuale dei promossi è vicinissima al cento per cento, un velo di misericordia scende generoso sulle pecche dei docenti: anche se, per esempio, nessuna preparazione effettiva corrisponda negli allievi al pezzo di carta rilasciato dall'istituzione.
Qualora però in una classe si abbia un numero un po' più consistente di "bocciati" (o, come oggi si preferisce dire eufemisticamente, di "non ammessi alla classe successiva") si scatena l'indignazione civile di genitori e alunni. Piovono lettere di protesta ai giornali, petizioni popolari, ricorsi, ingiunzioni a riconvocare i consigli di classe per autotutela dell'amministrazione, persino esposti alla Procura della Repubblica: non più questo o quell'altro insegnante, ma un intero organo giudicante viene bollato - senza tanti complimenti - di essere o incapace di valutare o animato da spregevoli intenti persecutori. Così, al ritorno dalle vacanze estive, i professori trovano a settembre l'incombenza urgente e faticosa di giustificare il proprio operato rileggendo verbali, confrontando pagelle, rispulciando registri, compiti scritti e certificati.
Lo dico subito a scanso di equivoci: in qualche caso, simili ricorsi al Tribunale amministrativo regionale hanno un fondamento oggettivo e sarebbe diseducativo per i ragazzi se i genitori dovessero - per pigrizia o viltà o disinteresse - accettare passivamente le decisioni presumibilmente illegali degli insegnanti. Soprattutto nel Meridione, gli adulti devono testimoniare senza remore il rifiuto della rassegnazione all'ingiustizia e la fiducia nella legalità. Ma, sempre in un'ottica pedagogica, è altrettanto sbagliato ricorrere agli strumenti giudiziari non sulla base di sospetti fondati bensì per alleviare nei figli il senso di colpa e di sconfitta che possano avvertire in seguito a una non-promozione sostanzialmente meritata. Ho visto con i miei occhi ricorsi firmati da genitori che solo qualche settimana prima avevano confessato la loro disperazione nel constatare che i figlioli non studiavano a casa, non mostravano validi interessi extra-scolastici e, in alcuni casi, nascondevano il fatto di "marinare" la scuola per i motivi più banali. Come mai, in pochi mesi, quegli stessi insegnanti di cui si invocava l'aiuto a favore di figli distratti e svogliati si sarebbero trasformati in nemici dell'onore e dell'equilibrio psichico della famiglia? No, ricompattare genitori e figli in nome di un iniquo avversario "esterno" costituisce una falsa via d'uscita. Si tratta di strategie fasulle che, nonostante l'apparenza terapeutica, aggravano il male. Convincono infatti i figli dell'idea diffusa che nessuno debba pagare per i propri errori; che nessuno debba assumersi la responsabilità delle proprie scelte; che una "promozione" strappata per pietà o per raccomandazione possa far crescere l'adolescente più di una "bocciatura" meritata e motivata. Questa cultura dell'irresponsabilità, anche nei rari casi in cui porta frutti immediati, nel lungo periodo si rivela disastrosa per la convivenza civile: inchioda i nostri ragazzi al ruolo mortificante di minorenni impenitenti che, anche da adulti, preferiranno - piuttosto che rivedere i propri atteggiamenti - attribuire i possibili fallimenti alla crudeltà del destino o a fantomatici complotti esterni. (Avete mai osservato quanto si diverta la sorte nell'accoppiare vittime e carnefici? In genere, i ragazzi di destra incappano nelle grinfie di professori comunisti - proprio come certi politici nelle grinfie di magistrati estremisti - e se studenti di sinistra non ce la fanno a superare il traguardo è perché qualche insegnante filo-fascista ne ha voluto soffocare la brillante dialettica ideologica).
Come è noto, quando un cittadino ricorre al Tar, l'Avvocatura dello Stato assume l'onere di difendere le ragioni dell'amministrazione statale. Visto che - secondo la pedagogia contemporanea - il processo di educazione si sviluppa dalla culla alla tomba e coinvolge anche gli adulti, non sarebbe educativo se qualche volta - di fronte a denunzie palesemente capziose e offensive nei confronti degli insegnanti - agli incauti genitori diventati, per le ragioni più svariate, complici dei propri figlioli fosse chiesto il risarcimento dei danni morali provocati dalle loro accuse? Forse - se per caso non fosse stato ancora sperimentato - sarebbe questo un metodo efficace per contrastare la moda dilagante del ricorso "facile".
Tra i personaggi portati recentemente sul palcoscenico dal comico Antonio Albanese c'è la figura del professore atterrito dall'idea che un suo giudizio negativo possa scatenare le reazioni anche giudiziarie degli allievi: poiché non si riderebbe se non ci fosse un fondo di verità, sarebbe davvero augurabile che i pronunciamenti del Tar incoraggiassero gli insegnanti incolpevoli a esercitare il compito - delicato ma necessario - di registrare con la maggiore oggettività possibile i successi come gli insuccessi dei ragazzi affidati alle loro cure. Se un ospedale dimettesse solo pazienti perfettamente guariti e mai - proprio mai - convalescenti o deceduti, considereremmo quei medici dei taumaturghi capaci di miracoli oppure degli impostori incapaci di ammettere i propri limiti.
Augusto Cavadi


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