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Repubblica-PAlermo-La SCUOLA CHE NON INSEGNA A VIVERE

La SCUOLA CHE NON INSEGNA A VIVERE quello della dispersione scolastica è uno degli aspetti più dolorosi della condizione del nostro sistema formativo che, dopo anni di interventi strao...

06/03/2004
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la Repubblica

La SCUOLA CHE NON INSEGNA A VIVERE
quello della dispersione scolastica è uno degli aspetti più dolorosi della condizione del nostro sistema formativo che, dopo anni di interventi straordinari, non accenna a migliorare: un'indagine conoscitiva, avviata in Italia dal ministero dell'Istruzione e conclusasi alla fine del 2002, ha fotografato una situazione che vede in aumento l'abbandono da Nord, dove si passa dal 4,09 per cento al 4,35, alle Isole, dove si registra un incremento dal 6,38 al 7,14 per cento.
L'altra grande questione della scuola italiana è quella dell'alfabetizzazione di base, che oggi non significa più "leggere e far di conto", ma sapere leggere e compilare un modulo bancario, leggere, comprendere le istruzioni di un elettrodomestico, organizzare e stendere una domanda presso una qualunque amministrazione pubblica o privata. Qui l'arretramento della popolazione italiana è assai significativo; se non ricordiamo male, una recente indagine ci dice che in Italia circa 22 milioni di persone non posseggono un'alfabetizzazione di base di questo tipo; e per molti fra loro l'Italiano sta cominciando a essere una lingua secondaria, un po' come avviene per gli immigrati di più recente acquisizione.
Su queste due questioni incombe la riforma dell'intero sistema formativo italiano, fiore all'occhiello del programma del governo Berlusconi. Diciamo incombe perché a questo punto alcune conclusioni possono essere tratte sui processi messi in atto dal ministro Moratti.
La prima è che la riforma è portata avanti senza contraddittorio con la classe docente; non solo non ci si cura di ricercare la ben che minima condivisione sul progetto, secondo uno stile tipico di procedere di questo governo, più contro una categoria che "insieme" (magistratura, pensioni); ma spesso non si conoscono nemmeno gli autori materiali di alcuni pezzi della riforma stessa, come le "indicazioni" per la scuola media inferiore. Cosicché le uscite pubbliche della Moratti e del suo sottosegretario Aprea (visione in videoconferenza lo scorso anno agli stati generali della scuola in Sicilia), si risolvono in striminzite letture di fogliettini e appunti, a cui non è lecito replicare (secondo l'inconfondibile stile del signor Berlusconi).
A questa considerazione politica, dobbiamo aggiungerne una squisitamente economica: e cioè che la scuola serve essenzialmente per fare cassa. Lo abbiamo sostenuto dall'inizio, lo ribadiamo ora che vediamo non solo il restringersi di spazi per nuove assunzioni, ma la cancellazione di 17 mila docenti di educazione tecnica nella scuola media, senza alcuna giustificazione pedagogica, didattica e culturale. Lo ribadiamo ora che vediamo precluso ogni finanziamento per l'aggiornamento in servizio dei docenti; lo ribadiamo ora che ?mettiamola come si vuole ? vediamo una riduzione reale del tempo scuola nella scuola secondaria.
Infine una considerazione di natura squisitamente sociale. Crediamo da tempo che il sommovimento della scuola pubblica avviato dal centrodestra nasconda un disegno che, se non nelle intenzioni, va comunque realizzandosi nei fatti. Il pareggiamento del sistema pubblico con quello privato sta creando una concorrenza al ribasso nel complesso del sistema formativo italiano. L'apertura di credito verso la complementarietà del mondo delle scuole private, il cui livello è ? occorre dirlo con forza ? generalmente scadente, sottrae risorse e utenza a un sistema, certamente migliorabile, ma che non ha altri fini se non la formazione di un cittadino competente e responsabile nelle sue scelte di vita. Che è esattamente agli antipodi del cittadino-tipo ignorante propagandato dalle televisioni raimediasettizzate del signor Berlusconi, per il quale la lettura di un quotidiano è un'attività di massaie.
Ecco, anche per riscattare le massaie poco alfabetizzate che si aggirano nell'immaginario di Arcore, occorre fare di tutto perché alcuni pezzi di questa scellerata riforma vengano assolutamente respinti e modificati.
GIORGIO CAVADI


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