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Repubblica-Palermo-LA FAMIGLIA MORATTI E I PRECARI (DI LUSSO E NON)

LA FAMIGLIA MORATTI E I PRECARI (DI LUSSO E NON) NINO BLANDO Forse è il nome, il legame di...

17/06/2004
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la Repubblica

LA FAMIGLIA MORATTI E I PRECARI (DI LUSSO E NON)
NINO BLANDO


Forse è il nome, il legame di parentela acquisito o, chissà, un qualche trauma infantile di cui noi però nulla possiamo dire, giacché servirebbero esperti del settore. Fatto sta che c'è come uno strano parallelismo che sembra accomunare Massimo Moratti, il patron dell'Inter, e la cognata Letizia Moratti, ministro dell'Istruzione. Il primo, infatti, ha in particolare uggia gli allenatori. Prima li ingaggia, poi li licenzia. Questo fino a ieri. Perché con l'ultimo arrivato, Zaccheroni, ha cambiato tattica. Sin dal momento che questi si è presentato ad Appiano Gentile, Moratti non ha fatto altro che giurare, ogni dì che Nostro Signore manda in terra, che l'allenatore sarebbe stato lui e solo lui. Ma quando tu senti la necessità di ribadire continuamente a qualcuno il tuo amore, può darsi certamente che sei solo innamorato, ma può anche essere che, gratta gratta, in fondo non sei affatto sicuro di tutto questo. Certo, l'allenatore di calcio Alberto Zaccheroni si è trasformato in un precario, ma un precario di lusso.
La ministra Moratti, e i suoi numerosi Rasputin della pedagogia annidati nel palazzo di viale Trastevere, invece, devono avere in odio particolarmente gli insegnanti con contratto a tempo determinato, quelli col cedolino dove sta scritto "memento mori", cioè ricordati che quello di giugno sarà il tuo ultimo stipendio, dunque sii parco nello spendere.
Intendiamoci, noi qui non vogliamo affatto discutere di politica scolastica e dunque di massimi sistemi, di visioni della società e dello Stato mutuate dalla scuola di Chicago alla Milton Friedman per cui lo Stato deve ridursi appena a un ossicino e tutto deve essere invece delegato al singolo e al mercato; o di credenze legate piuttosto alle grandi opzioni solidaristiche europee in cui ci sia spazio soprattutto per un solido sistema di scuola pubblica. Non ci interessa nemmeno, intanto, se sia giusto uno Stato in cui vige l'eternizzazione della figura del precario. Stavolta vogliamo essere assolutamente moderni, concreti, persino un po' berlusconiani. Affrontiamo un caso alla volta e poi tiriamo innanzi.
Dunque, il 21 maggio scadevano i termini per la presentazione delle domande di aggiornamento delle graduatorie che contengono i nomi degli insegnanti precari. Un appuntamento per loro divenuto rituale in cui occorre decidere cosa fare, dove andare, quale sia l'azzardo migliore per poter lavorare, tanto più che molti ormai tengono famiglia e le possibilità di essere flessibili si scontrano con altre esigenze e così via. Il tutto con un costo psicologico non indifferente. Tuttavia suona alquanto strano che tutto ciò al ministero non lo sappiano, visto che dovrebbero avere, ci pare, pure la competenza nel ramo psicologia. E tanto più in un epoca all'insegna del fitness dell'anima, del new age dello spirito, e insomma della manutenzione maniacale della psiche non meno che dei corpi . Del resto, qualsiasi azienda pubblica o privata, oltre un certo numero di addetti, ci sembra che oggi contempli sempre proprio la figura professionale dello psicologo.
Perché cosa ti combinano i burosauri del ministero, i quali evidentemente vivono al riparo dei virus che produce il contatto con la realtà? Si inventano una nuova integrazione alla domanda, con scadenza al 14 giugno. Un decreto dopo l'altro, scuole di montagna oltre i seicento metri che valgono il doppio del punteggio, cioè un elenco di 80 fitte pagine di paesini e città, forse perché lorsignori non conoscono l'orografia del nostro Paese che certo in pianura non è. Una autentica assurdità. Perciò nuova ansia, sudori freddi, budella attorcigliate, cefalee, file chilometriche nei sindacati per farsi controllare la nuova domanda, come nemmeno negli aeroporti il giorno dello sciopero dei controllori di volo, infine ennesima corsa agli sportelli postali. E tralasciamo poi l'incertezza sul giorno delle convocazioni estive, che non permette alcuna programmazione delle vacanze. Il fatto di vivere nell'epoca dell'incertezza, esime forse le scelte pubbliche da comportamenti improntati perlomeno alla serietà? Qualche tempo fa Eugenio Scalfari, ha scritto che questi sono capaci di tutto ma buoni a nulla. Soprattutto, crepi lo psicologo!


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